Insorti poco esperti nell'arte della guerra
Nonostante il supporto morale e materiale della Coalizione, le forze del Consiglio nazionale libico non fanno sostanziali progressi sul terreno e non si vedono colonne motorizzate marciare trionfalmente su Tripoli. In Afghanistan nel 2001 l’Alleanza del Nord era stata molto più pronta ed efficace nell'approfittare dell'aiuto angloamericano in termini di supporto aereo antitalebano e di forze speciali a terra. Ma l'Alleanza del Nord era costituita da nutriti contingenti di consumati guerriglieri rustici ed esperti, comandati da "signori della guerra" dotati di indiscusso carisma e vasta esperienza bellica, oltre che di adeguati mezzi e armamenti. L'opposizione libica, invece, è carente non tanto in armamenti ma in organizzazione e leadership. Il Consiglio che ha sede a Bengasi è diretto da Mustafa Abdul Jalil, un magistrato che fu ministro della giustizia e che rassegnò le dimissioni il 17 febbraio, all'inizio della rivolta. I suoi più stretti collaboratori sono Mahmud Jebril, uno che ha sempre sostenuto la necessità di operare decise riforme in Libia, e Ali Aziz Al-Eisawi, un ex ambasciatore in India dimessosi anch'egli all'inizio della crisi. Costoro hanno il compito di comunicare col mondo esterno e di mantenere i contatti con la Coalizione. Gli altri nomi dei componenti del Consiglio vengono mantenuti segreti per evitare rappresaglie governative contro le loro famiglie. Le ambizioni del Consiglio sono quelle di governare il paese dalla caduta di Gheddafi fino alla redazione di una nuova costituzione e alla tenuta di regolari elezioni multipartitiche. La componente militare del Consiglio è meno organizzata di quella politica. È pur vero che molti rappresentanti dell'esercito, della marina, dell'aeronautica e della milizia governativa sono passati dalla parte degli insorti, ma costruire strutture militari stabili ed efficienti non è facile. Nel consiglio militare che agisce alle dipendenze di quello politico una figura di spicco è Omar Hariri, uno che nel 1969 fu al fianco di Gheddafi nel golpe che lo portò al potere ma poi fu incarcerato. Altri personaggi di spicco sono il generale Abdul Fatah Younis, un ex fedele del raiss ed ex ministro dell'interno, e il colonnello Ahmed Omar Bani, portavoce militare degli insorti. I combattenti sono per lo più giovani entusiasti ma poco addestrati che si mettono alla guida dei mezzi razziati nelle caserme della Cirenaica o di camioncini improvvisati ed artigianalmente armati, le cosiddette "tecniche". Le armi non mancano ma le munizioni cominciano a scarseggiare. Se gli insorti non avranno la capacità di espandersi militarmente verso ovest e se al tempo stesso le truppe fedeli a Gheddafi non potranno avanzare verso est a causa delle azioni della Coalizione, si verificherà il concreto rischio di stallo operativo e di divisione del paese in due parti (Tripolitania e Cirenaica) o addirittura in tre, se la parte meridionale del paese, il Fezzan, seguirà l'esempio del Giuba, la parte meridionale del Sudan da poco resasi indipendente. Insomma una situazione simile a quella precedente la colonizzazione italiana del 1911. Davvero un bel progresso.