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Yemen spaccato in due Saleh sfida la piazza

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«Lasceròil potere - ha spiegato - soltanto in mani sicure». Non c'è stato,ieri, il temuto bis di venerdì scorso, la giornata nera del «massacro di Sanaa», con decine di morti. E gli yemeniti, scesi per strada, si sono divisi: due piazze di segno diverso hanno manifestato pro e contro il loro presidente. L'esercito è riuscito a tenere separate le due adunanze, sparando soltanto per aria, stavolta. Sul piano politico, sono state avviate, nelle ultime 48 ore, trattative fra il presidente yemenita e il potente generale Mohsen Ali al Ahmar, passato dalla parte dell'opposizione una settimana fa, proprio in seguito agli spari sulla folla. Anche grazie alla mediazione occidentale, si è tentato di ottenere l'uscita di scena di entrambi: avrebbero potuto lasciare lo Yemen con le rispettive famiglie. Il tentativo è fallito però; la France Presse cita, in proposito, fonti politiche vicine alle due parti. «Non vogliamo il potere, ma abbiamo bisogno di passare il potere in mani sicure e non malate, vendicative o corrotte», ha detto Saleh durante il suo discorso trasmesso dalla tv di Stato. «Le proteste anti governative non aiutano il Paese - ha aggiunto -. Siamo contro l'esplosione anche di un solo colpo e quando faremo delle concessioni lo faremo per assicurare che non ci sia spargimento di sangue». Poi, il presidente è stato anche più esplicito, chiarendo di non avere alcuna intenzione di cedere il potere a una «minoranza» di «complottatori e avventurieri». Davanti a lui un mare di gente. L'onda umana solleva in aria i manifesti che ritraggono il suo volto, e scandisce slogan a favore dello status quo: «Non verso il caos, ma verso la sicurezza e la stabilita». Decine di migliaia di persone hanno però manifestato, come si attendeva, contro Saleh. Il presidio si è tenuto non lontano dall'Università. Volantini rossi per chiedere l'uscita di scena del presidente: «Vattene!». Momenti di tensione, soltanto quando un soldato, fedele al generale Mohsen, ha sparato in aria per evitare che i lealisti entrassero in contatto con i dissidenti.

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