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Berlusconi: "Passata la nostra linea Ora tutti cercano il negoziato"

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Zitto. Muto come un pesce. Evita i giornalisti. Che quando lo braccano lo fanno sbottare: «Ancora non avete capito che governare è fare, non dichiarare». Solo quando sale sull'aereo che da Bruxelles lo riporta in Italia, Silvio Berlusconi si lascia andare. E si mostra contento: «È passata la nosta linea, abbiamo avuto ragione. Dall'inizio ci siamo battuti per il comando affidato alla Nato e alla fine così è stato deciso». Poi rivela: «Saremo ancora più impegnati, daremo all'Alleanza atlantica per l'emergo via mare anche tre navi». In realtà sono quattro, perché uno è un rifornitore. L'Italia dunque sale di un livello e dal punto di vista militare sarà ancora più coinvolta. Molto probabilmente entrerà in campo la portaerei Garibaldi. Il che presuppone che saremo anche maggiormente impegnati sul fronte aereo. Oltre agli otto già utilizzati, ci sono i quattro Harrier a decollo verticale e gli elicotteri a bordo della portaerei che potrebbero essere chiamati in causa. Nel Mediterraneo saranno impegnati quasi certamente anche l'incrociatore Doria, la fregata Euro e, appunto, una rifornitrice. Il tutto, ma questo è una coincidenza, sarà guidato da un'italiano. Per effetto delle turnazioni previste dalla Nato a guidare le navi sarà l'ammiraglio Rinaldo Veri. Berlusconi è contento. Parla a telefono con il ministro della Difesa Ignazio La Russa e si congratula per il lavoro fatto. Soddisfatto anche per un colloquio con Barroso che avrebbe assicurato che nei prossimi giorni avvierà uno studio per distribuire i profughi in vari Paesi. Sempre in volo verso casa dopo il vertice Ue, il Cavaliere spiega anche perché ha scelto la linea del silenzio: «Se parlo dovrei dire quello che penso. E cioé che i francesi dal primo momento hanno provato a farci fuori. E non ci sono riusciti. Avevano tentato a bloccare il comando Nato e manco ce l'hanno fatta. Ma se apro bocca, i giornalisti enfatizzano e succede il finimondo». Berlusconi è infastidito pure dall'ulteriore fuga in avanti di Sarkozy, che adesso mette in pista la soluzione diplomatica: «Arrivano tardi, noi siamo molto più avanti di loro», racconta il premier. Di più non si sbilancia neppure con i suoi. Non è il momento. Bisogna soppesare anche le mezze frasi dette in privato. Fare attenzione a non far circolare troppe informazioni. E infatti il suo pensiero lo affida a un comunicato scritto con il quale esprime apprezzamento al ministro degli Esteri Franco Frattini «per l'impegno diplomatico che ha contribuito all'attribuzione del comando alla Nato, nella sede di Napoli, dell'iniziativa internazionale in Libia per l'attuazione della risoluzione 1973». Nella nota si legge anche che «il presidente Berlusconi ha altresì apprezzato i risultati della visita condotta stamani (ieri mattina, ndr) in Tunisia dal ministro degli Esteri Frattini e dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per la definizione di un accordo per il rilancio dell'economia locale tunisina e per prevenire i flussi migratori illegali». Una mano l'avrebbe data anche un vecchio amico di Berlusconi, Tarak Ben Ammar, che avrebbe messo in contatto il governo italiano con i nuovi uomini chiave in Tunisia.

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