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«Niente rischio di derive integraliste»

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Lasituazione è ancora difficile, ma creare facili allarmismi è inutile. Intanto la situazione sul territorio. Non c'è nessun rischio "islamico". Il ministro degli Esteri, infatti, dopo aver parlato «personalmente» con il capo della resistenza libica a Bengasi, l'ex ministro della Giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha rassicurato tutti: «Non credo che l'opposizione libica sia dominata dall'estremismo radicale», ha spiegato. Jalil - ha raccontato Frattini - ha ammesso di aver avuto, nella prima fase dell'opposizione al regime, la percezione di cellule radicali islamiste che volevano infiltrarsi nel movimento anti-Gheddafi. Cellule che però poi sono state «individuate e allontanate». Il titolare della Farnesina ha aggiunto di «non credere che la nuova Libia sarà un nuovo califfato, un paese estremista, radicale» e si è detto invece convinto che «la nuova Libia sarà amica dell'Italia come la Libia del passato. Noi vogliamo essere amici del popolo libico, non del regime», ha chiosato il ministro ricordando che l'Italia ha consegnato aiuti umanitari e alimentari a Bengasi pari a 90 tonnellate. Quanto al fattore energetico, poi, i rivoltosi avrebbero spiegato di voler mettere su una nuova società petrolifera nazionale, per sostituire quella gestita dalla famiglia Gheddafi. Di fronte alle minacce di un'ondata di terrorismo del colonnello Gheddafi, Frattini ha assicurato che «gli italiani possono stare tranquilli» e che «non dobbiamo avere paura di terroristi provenienti più o meno dalla Libia». Tutte le misure di sicurezza sono state «rafforzate» dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e c'è lo «straordinario lavoro che sta facendo la nostra intelligence». Nel mantenere, per la propria parte, il necessario riserbo in ragione del contesto difficilissimo nel quale ci si trova ad operare, la Farnesina ha anche confermato che al momento il rimorchiatore Asso Ventidue è « rientrato nel porto di Tripoli ed i marinai hanno potuto prendere contatti diretti con i familiari».

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