Il Parlamento si divide sulla Libia No del Pd alla risoluzione Pdl-Lega
{{IMG_SX}}Sono nove i punti della risoluzione di maggioranza che impegnano il governo italiano nella crisi libica. Nel documento, firmato da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello per il Pdl, da Federico Bricolo per la Lega e da Pasquale Viespoli per Coesione nazionale, si chiede innanzitutto che il comando della missione venga affidato alla Nato. Quindi, accogliendo i desiderata leghisti, si insiste perchè l'Ue "renda immediatamente operativa un'azione di pattugliamento del Mediterraneo" come deterrente verso le organizzazioni criminali legate anche a gruppi terroristici e dedite al traffico di esseri umani. Si rinnova inoltre la richiesta all'Europa di "solidarietà" nella gestione dei profughi, anche in termini di sostegno economico: l'Italia è il paese "più esposto alle ondate migratorie dalle coste nordafricane" e quindi si chiede, anche con l'apporto di mezzi finanziari, di "condividere l'onere della gestione degli sbarchi di immigrati". C'è poi la sollecitazione al governo perchè si attivi affinchè "l'Europa si doti di un sistema unico di asilo" con un sistema di "burden sharing": redistribuire, insomme, la presenza di immigrati tra i Paesi membri. Infine, si chiede di riattivare "gli accordi bilaterali in particolare quelli in materia energetica stipulati dall'Italia con la Libia" non appena le circostanze lo renderanno possibile. La Lega ora è soddisfatta: "Sono state accolte le nostre richieste - commenta il ministro dell'Interno, Roberto Maroni - C'è l'impegno a chiedere alla Ue uno sforzo per farsi carico dei clandestini e per respingere eventuali flussi in arrivo in Italia". PD IDV E UDC DICONO NO Non ci sarà una risoluzione condivisa del Parlamento sulla missione in Libia. Finirà, con buona probabilità, con un voto "a maggioranza" il dibattito, che comincia oggi al Senato per approdare domani alla Camera, sul ruolo dell'Italia nella crisi libica. Non convince Pd, Idv e in parte anche l'Udc il nuovo testo concordato oggi da Pdl e Lega. Una nuova risoluzione rispetto a quella che ottenne l'ok da tutte le forze politiche, tranne Idv e Carroccio, venerdì scorso in commissione. Cinque pagine che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, bolla come "intraducibili". I democratici hanno già annunciato che voteranno contro la mozione della maggioranza. Medesima l'intenzione dell'Idv. Mentre l'Udc, che lavora a una risoluzione comune del Terzo Polo, sta valutando: alcune parti, spiegano fonti centriste, sono condivise, altre no. Se si andrà a un voto per parti separate l'Udc potrebbe quindi sostenerne alcune. Oltre all'Udc anche Pd e Idv presenteranno loro mozioni. Quella dei democratici ricalcherà il testo votato dalle commissioni vernerdì scorso, con l'aggiunta di una proposta di sospensione del trattato Italia-Libia. La stessa richiesta, quello della conferma dello stop al trattato, sarà contenuta nella risoluzione dell'Idv. CHIESTO L'INTERVENTO DI BERLUSCONI In tutto questo, Gianfranco Fini e Pier Luigi Bersani insistono sulla richiesta al premier Silvio Berlusconi perchè intervenga in aula. "Continuo a ritenere che fosse opportuna la presenza del presidente del Consiglio -ribadisce Fini- perchè l'azione del governo è riassunta e coordinata dal premier". E Bersani: "Sarebbe vergognoso se Berlusconi non si presentasse in Parlamento. Il premier metta la faccia su quel che l'Italia ha da dire in questa situazione così delicata". Il Pd, dunque, voterà no alla risoluzione di maggioranza sulla Libia. La decisione è stata raggiunta all'assemblea dei parlamentari democratici, dopo aver letto la risoluzione di Pdl e Lega. "Non convince - ha detto Anna Finocchiaro-. La logica è quella di riparare i danni per l'intervento italiano, è un capolavoro di ipocrisia di chi si è pentito di aver aderito alla missione". Il Pd, quindi, presenterà una sua risoluzione e lavorerà per una intesa con le altre opposizioni. L'Udc ha già fatto sapere che "presumibilmente" voterà anche la mozione dei democratici. LA LINEA DURA DEI DEMOCRATICI "Dobbiamo dire cose comprensibili a Bengasi come a Bruxelles come all'Onu e le loro 5 pagine sono intraducibili - sottolinea il segretario Bersani -. Non siamo disposti a coprire le miserie di una maggioranza e di un governo che non è in grado di esprimere una posizione univoca". Linea condivisa da Massimo D'Alema che, nel suo intervento all'assemblea dei parlamentari, ha sottolineato come i governi di centrosinistra, in situazioni simili, siano stati ben "più autorevoli" dell'attuale. Poi, il presidente del Copasir, si è rivolto ai parlamentari dubbiosi del Pd: "Rispetto queste posizioni", ha detto aggiungendo, a proposito del Trattato di amicizia tirato in ballo nella discussione, che "quello era un Trattato di pace che serviva a sanare alcune nostre posizioni rispetto alla storia". Tra i dubbiosi ci sono alcuni ex-Ppi come Enrico Gasbarra, Lucio D'Ubaldo, Roberto di Giovan Paolo. Ma anche ex-Ds come Giovanna Melandri e Vincenzo Vita hanno firmato un appello per lo stop, il prima possibile, dei bombardamenti in Libia. "Ci saranno pochi casi di coscienza, i soliti che si sono sempre verificati anche sul rifinanziamento delle missione in Afghanistan. La stragrande maggioranza dei parlamentari voterà la mozione del Pd", assicura Beppe Fioroni.