Ecco perché abbiamo agito
Venerdì sera, con i presidenti Obama e Sarkozy abbiamo parlato delle condizioni non negoziabili di cui era oggetto il Colonnello Gheddafi, indicate dalla Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Abbiamo concordato che un cessate il fuoco dovesse essere decretato immediatamente, e che cessassero tutti gli attacchi contro i civili. Inoltre, Gheddafi doveva fermare l'avanzata delle sue truppe verso Bengasi. Infine, il Colonnello doveva ritirare le sue forze da Ajdabiya, Misurata e Zawiyah e consentire l'assistenza umanitaria alla popolazione. (...) Gheddafi ha risposto decretando un cessate il fuoco. Ma è stato subito chiaro che avrebbe infranto il patto: ha mentito alla comunità internazionale, continuando a esercitare violenza sul suo popolo, in flagrante violazione della Risoluzione Onu. È stato necessario, legale e giusto fermarlo, e che provvedessimo noi a farlo. Necessario perchè dovevamo impedirgli di esercitare violenza contro il popolo libico. Legale perchè avevamo il sostegno del Consiglio di Sicurezza. E giusto perchè non si può rimanere a guardare mentre un dittatore stermina il proprio popolo. (...) Oltre agli Stati Uniti, alla Francia e alla Gran Bretagna, un significativo numero di altri Paesi hanno ora garantito il proprio supporto per queste operazioni. (Fra questi) l'Italia ha messo a disposizione importanti basi non distanti dalla Libia, una delle quali stiamo utilizzando ora. Il messaggio di Parigi era forte e chiaro. Insieme, abbiamo garantito al popolo della Libia la nostra determinazione di essere al suo fianco per aiutarlo a realizzare le proprie aspirazioni e costruire il suo futuro e le istituzioni in un contesto democratico. (...) Nessuna azione militare può dirsi esente da rischi, ma posso assicurarvi che faremo del nostro meglio per evitare vittime civili. (...) Concordo pienamente con voi che questo non sia il momento di venir meno alla nostra determinazione per portare avanti il processo di pace nel Medio Oriente. Ora, mi chiedete se non vi fossero margini per altre consultazioni prima di un intervento militare: rispondo che l'Onu ha dato un ultimatum a Gheddafi, e lui lo ha completamente ignorato. Abbiamo visto e abbiamo aspettato oltre ogni limite. (...) La nostra è stata una corsa contro il tempo per evitare una carneficina. Tutti noi abbiamo sperato che non vi fosse necessità di intervenire, ma l'atteggiamento di Gheddafi ci ha messi di fronte a un bivio: usare la forza o mandare al Colonnello il messaggio che avrebbe potuto proseguire indisturbato il massacro. Sono convinto che la nostra azione sia stata la decisione giusta. (...) Mi chiedete se questa operazione sia in linea con il nostro interesse nazionale? Se gli attacchi di Gheddafi alla sua gente dovessero avere successo, la Libia tornerebbe ad essere uno Stato di derelitti che premono sui confini dell'Europa, esportando terrore e instabilità. (...) Quest'uomo è un dittatore abituato a strategie violente e al fiancheggiamento del terrorismo nel nostro Paese. I cittadini di Lockerbie sanno di cosa sia stato capace. (...) La nostra azione non si tradurrà in una nuova "guerra irachena". La Risoluzione fissa i limiti del nostro intervento: esclude esplicitamente l'occupazione del territorio libico in ogni sua parte. E c'è una differenza ancora più profonda con il conflitto in Iraq: stavolta milioni di individui nel mondo arabo vogliono sapere che l'Onu, gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia e la comunità internazionale si prendono cura delle loro sofferenze e dei regimi che li opprimono. Il mondo arabo ci ha chiesto di agire per fermare la strage. E noi dobbiamo rispondere al richiamo. La nostra azione non è stata sproporzionata. (...) Come lavorerà la coalizione? Attualmente opera sotto il comando Usa, con l'intenzione che il controllo venga subito trasferito alla Nato, garantendo a tutti gli alleati di poter partecipare in modo coordinato. A quel punto il comando potrà essere assunto da un americano, un francese o un britannico. (...) Il tempo per le minacce e le ultime possibilità è finito. Serviva un'azione decisa. C'è chi si chiede come finirà. Ci aspettano difficoltà e pericoli. Ma sappiamo già che abbiamo cacciato gli aerei di Gheddafi dal cielo, salvate le vite di molti civili, e contribuito a evitare la distruzione di una grande e storica città. Nessuno può dirsi certo di cosa ci riserva il futuro, ma oggi la Libia ha una chance migliore di determinare il proprio destino. Dovremmo essere orgogliosi di aver deciso non solo in nome degli interessi britannici, ma di essere rimasti anche fedeli ai veri valori della nostra nazione.