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Anche la risoluzione diventa un pretesto per attaccare il Cav

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Giorgio Napolitano è andato alla guerra, è vero. E, almeno lui, per adesso non ritratta e rimane concentrato sull'obiettivo. Ci sono due cose dalle quali il Capo dello Stato non intende prescindere. Da un lato la necessità di un comando «unificato» sotto il segno della Nato che «rappresenta la soluzione di gran lunga più appropriata» e «un'esigenza imprescindibile». Dall'altro il riconoscimento della legittimità delle operazioni che si stanno compiendo a Tripoli e dintorni perché, date le conclusioni del Consiglio Supremo di difesa dello scorso 9 marzo, l'intervento in corso, al quale - sottolinea Napolitano - «l'Italia partecipa a pieno titolo» si fonda sulle prescrizioni del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite che sono volte a garantire risposte «anche militari» ad ogni violazione o minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Mentre il Capo dello Stato prova a mantenere la barra a dritta, però, la tempesta non dà tregua. La questione Libia continua a tenere banco nel dibattito politico, non priva di polemiche. Alla vigilia dei passaggi che porteranno in Parlamento la «risoluzione», si discute proprio delle modalità con le quali il governo affronterà il tema nelle Aule di Senato e Camera. Anche stavolta tutto diventa un referendum sul Cav. Pd, Fli (presidente della Camera compreso) e Idv, infatti, hanno chiesto che fosse il presidente del Consiglio a riferire sulla vicenda, ma dopo un acceso dibattito a palazzo Madama per la calendarizzazione degli eventi della settimana, il presidente di turno Domenico Nania, ha annunciato che saranno i ministri della Difesa, Ignazio La Russa ed il responsabile della Farnesina, Franco Frattini a intervenire oggi pomeriggio in Aula al Senato, mentre domani l'informativa (presumibilmente con le stesse modalità) verrà presentata alla Camera. Pdl e Lega, intanto, stanno lavorando ad una risoluzione comune, anche se ancora un'intesa su un testo definitivo sembra non esserci. Una bozza esiste, ma è ancora nella mani dei lumbard che la stanno esaminando puntigliosamente. I punti, si apprende in ambienti parlamentari di maggioranza, sono quelli già considerati imprescindibili dal Carroccio: rispetto degli accordi commerciali su gas e petrolio; assoluta osservanza della risoluzione Onu; necessità di un coordinamento Nato; assunzione di responsabilità dei Paesi della coalizione a farsi carico di una quota di profughi e blocco navale per contrastare l'immigrazione clandestina, per evitare infiltrazioni terroristiche. I vertici di Pdl e Lega dovrebbero fare il punto definitivo sul dossier stamattina, durante una riunione cui forse parteciperà anche una delegazione di Iniziativa Responsabile in modo che le decisioni prese siano collegiali in rappresentanza dell'intera maggioranza. Dal Pdl c'è ancora l'auspicio che su tale risoluzione possa esserci la convergenza delle opposizioni. Ma, secondo quanto si apprende, l'Idv avrebbe intenzione di presentare una sua risoluzione in Senato, mentre il Pd deciderà il da farsi in mattinata nella riunione del coordinamento politico.

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