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La cricca dei giudici prepara lo sciopero

Il pm romano Luca Palamara

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I magistrati vanno alla guerra. Alzano il tono della protesta contro il governo e contro la riforma della giustizia e si preparano a una contestazione in tutta Italia. Per ora l'Anm ha proclamato lo stato di agitazione ma l'idea di uno sciopero per contrastare il disegno di legge di Angelino Alfano resta una minaccia reale. Per «armare la pistola» i giudici aspettano l'incontro con il presidente della Repubblica fissato per il 5 aprile nel quale spiegheranno a Giorgio Napolitano il loro no alla riforma. Poi decideranno se aumentare ancora il livello dello scontro. Intanto nella riunione di ieri l'Associazione nazionale dei magistrati ha stilato un documento durissimo contro la riforma ma si è guardata bene dal contestare il suo segretario, bocciando con 14 voti contrari e 6 favorevoli la mozione di Magistratura Indipendente che chiedeva una censura sull'attacco che venerdì Giuseppe Cascini ha fatto al centrodestra: «Questa maggioranza – aveva detto – non ha la legittimazione storica, politico-culturale e morale per affrontare il tema della riforma della giustizia». Affermazioni in parte smentite ieri dallo stesso Cascini il quale ha dato, ovviamente, la colpa a un'agenzia che aveva estrapolato le sue parole da un discorso più ampio. Una parziale retromarcia che non è servita però a raffreddare le polemiche. E anzi ieri il vicecapogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello ha minacciato di «investire» direttamente del problema il vicepresidente del Csm Michele Vietti. «Rammarica ma non sorprende che l'Anm nel suo documento di protesta non abbia trovato lo spazio per prendere le distanze dalle affermazioni di ieri del suo segretario – ha spiegato il senatore – Quel che sconcerta è che il parlamentino dell'associazione abbia addirittura respinto una mozione proposta da una parte della magistratura per ricondurre il dibattito e le iniziative sindacali entro i corretti binari». «Tutto ciò – ha proseguito – è troppo grave per essere liquidato con qualche riga di precisazione e la mancata presa di distanza da parte del sindacato delle toghe non consente di soprassedere. O il Csm si occupa spontaneamente del caso Cascini, oppure saremo costretti a sollecitare un intervento chiedendo ufficialmente un incontro al vicepresidente Vietti». Severo nei confronti di Giuseppe Cascini anche il ministro della giustizia Angelino Alfano: «Auspico che le dichiarazioni del segretario dell'Anm vengano divulgate e che lui pubblicamente le ripeta perché sono la prova evidente dell'ineluttabilità e dell'urgenza della riforma». «Noi crediamo che il nostro disegno di legge – ha proseguito – abbia legittimità e piena titolarità politica e morale per andare avanti. I due pilastri sui cui poggia sono che accusa e difesa devono essere pari e il magistrato che sbaglia deve pagare come tutti gli altri cittadini». «Sottolineo – ha concluso – che il segretario Cascini è un pubblico ministero in servizio permanente effettivo e lunedì mattina riprenderà servizio alla Procura di Roma e immagino con quale serenità». A cavalcare la protesta dei magistrati ci ha pensato l'Italia dei Valori. Ovviamente attaccando il presidente del Consiglio. «Ma quale riforma? – ha detto Antonio Di Pietro – Quella è una truffa bella e buona. La riforma della giustizia che vuole fare il presidente del Consiglio non si potrà mai fare».

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