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Alta tensione nelle Generali

Il presidente delle Generali Cesare Geronzi

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Francesi in prima linea non solo sul fronte di Tripoli ma anche su quello più a nord. Molto più su. A Trieste per l'esattezza. Nella plancia di comando del silente, per anni, gruppo assicurativo delle Generali. E sulla quale, da qualche tempo, alla tradizionale riservatezza si è sostituita un non usuale incrocio di fioretto tra soci e componenti del cda. A guidare la seconda fase degli scontri, dopo la querelle aperta tra il presidente Cesare Geronzi e l'imprenditore Diego Della Valle, è stato ieri per l'appunto il garante degli interessi transalpini nelle Generali, il bretone Vincent Bollorè, che dopo lo strappo in cda, con l'astensione sui conti 2010, ieri ha chiesto in un'intervista al Corriere della Sera più trasparenza al management di Generali. Una richiesta a cui è seguita una risposta a più voci ma tutte, nella sostanza, contrarie al pressing di Bollorè sui manager. In prima linea ancora Della Valle che non ha certo risparmiato il vetriolo: «Bollorè e Geronzi devono rassegnarsi a tenere giù le mani dalle Generali. Ogni loro tentativo è stato vanificato e il voto unanime, sull'approvazione del bilancio ha, con inequivocabile chiarezza, dato il fermo punto di vista del Consiglio delle Generali e dei suoi organi di controllo». Sulla stessa linea anche Lorenzo Pellicioli, ad di De Agostini che siede nel cda della compagnia: «La governance della compagnia ha funzionato bene». Mentre gli altri soci Ferak ed Effeti, esprimendo apprezzamento per il management, hanno chiesto il ripristino della normalità per consentire alla Compagnia di perseguire l'interesse aziendale. Bollorè si è lamentato in particolare per l'investimento nella banca russa Vtb, una società cosnsiderata «sopravvalutata». Spiegate le ragioni dell'astensione, Bollorè è passato all'altro tema caldo, quello della governance: «Sono sicuro che a breve il consiglio di Generali ritroverà la stessa serenità anche se ciò richiederà chiarimenti obbligatori sulla buona governance». Lo stesso tema, insomma, da Della Valle ma che il transalpino non ha mancato di bacchettare e invitato ad occuparsi più della «gestione finanziaria» che di questioni di «forma e relazioni personali». La risposta della compagnia di Trieste non si è fatta attendere: «Il nostro agire è sempre stato fondato sull'estrema trasparenza nei confronti del mercato e di tutti gli azionisti, nel rispetto di contenuti, modi, tempi e poteri degli ad e dei vari organi preposti alla governance della Compagnia», che «si è sempre ispirata a principi di corretta gestione, che appartengono alla storia e alla cultura di tutto il Gruppo».

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