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«Non sappiamo quanto durerà»

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UnSilvio preoccupato. Lo descrivono tutti coloro che c'hanno parlato. A casa, ad Arcore. Ma non è la solita domenica in famiglia. È una domenica d'inquietudine per il Cavaliere. Anzitutto perché la crisi libica non ha un'orizzonte, non ha un tempo, nessuno è in grado di prevederne gli sviluppi. Figuriamoci gli esiti. «Nessuno è in grado di dire quanto durerà e soprattutto è chiaro a tutti che senza l'azione via terra Gheddafi può restare lì ancora per molto», ragiona Berlusconi con chi ne ha raccolto gli sfoghi. Stamattina lo dirà ai minitri nella riunione del Consiglio. Per il momento l'Italia si mantiene ancora piuttosto defilata. Nelle azioni militari, sebbene abbia ricevuto un mandato ampio dal Parlamento, resta ai margini. La Libia è un'ex colonia italiana e naturalmente ai Paesi colonizzatori viene sempre riservato un compito militare non di prima linea. Al governo italiano non resta che svolgere soprattutto un ruolo diplomatico. Per togliere il momentaneo scettro delle operazioni ai francesi portando il comando a Napoli. Ma la Francia resiste e ieri sera il portavoce del ministero della Difesa Laurent Teisserie ha detto che il suo Paese «lavora per trovare la struttura di cooperazione più efficace» visto che oggi ognuno sta usando il suo. I francesi non fanno mistero di preferire il comando Usa in Germania. Alla domanda se questo significasse escludere il comando Nato di Napoli, Teisserie ha risposto: «Non so se sia esclusione o complementarità» in ogni caso, ha concluso, la scelta sulla struttura di comando integrata «è questione di giorni». L'azione diplomatica italiana adesso è tesa a portare la guida di tutto in capo alla Nato. Oppure direttamente all'Onu. A un'organizzazione sovranazionale. Insomma, a un organismo neutro che non sia Parigi. F. d. O.

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