Ministri Spiazzati dall?accelerazione della crisi criticati dagli alleati in casa e fuori
Sudue fronti. Uno esterno l'altro esterno. E rischiano di finire colpire da fuoco amico. In entrambe le trincee. I ministri Frattini e La Russa, Esteri e Difesa, sono sotto pressione. Bossi li vuole impallinare e Berlusconi una tirata d'orecchie gliela darebbe volentieri. La crisi libica li ha presi contropiede. «La guerra non si può fare: l'azione militare la comunità internazionale non la deve, a mio avviso, non la vuole e non la può fare». Sosteneva il ministro degli Esteri Franco Frattini in audizione presso le Commissioni affari esteri di Senato e Camera appena cinque giorni fa. E ancora. Frattini ha escluso che l'Italia potesse partecipare ad una «coalition of willings» in una situazione in cui «l'Europa si è divisa, il G8 si è diviso, la Nato si è divisa». Ma la storia è andata diversamente con un'accelerazione imprevista nei palazzi romani. Così oggi il responsabile della politica estera dichiara che l'Italia è pienamente coinvolta con i partner della comunità internazionale nella missione in Libia e «non può essere seconda a nessuno nell'impegno per far rispettare i diritti umani». Ignazio La Russa dal canto suo ha sempre scalpitato. Trattenuto dai tagli di bilancio non vedeva l'ora di far decollare i Tornado. Ha cercato di nascondere la mimetica sotto il fresco lana scuro: «Le nostre basi sono a disposizione». Come dire ci siamo ma stiamo a guardare. Non poteva sopportarlo il ministro La Russa. Una guerra a due passi da casa e i nostri soldati in tribuna. Si è speso per l'azione e quando neppure il comando Nato ci aveva dato il timing delle operazioni, il ministro già parlava di «aerei pronti in quindici minuti». Una frase che irritava il Senatur. e allora ecco le parole rassicuranti: «Non c'è entusiasmo c'è preoccupazione. Abbiamo cercato di seguire in tutta questa vicenda un'atteggiamento di massima prudenza e moderazione anche perché sappiamo di essere i più vicini e i più esposti, con molti interessi». Mau.Pic.