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I democristiani l'incubo del Cav

Silvio Berlusconi

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Per ora è solo una battuta lanciata così alla fine dell'ufficio di presidenza del Pdl l'altra sera. Silvio Berlusconi stava spiegando che stando agli ultimi sondaggi il centrodestra è al 43%, il centrosinistra due punti sotto e il Terzo Polo potrebbe diventare ago della bilancia. Poi, appunto, la frase sibillina. E cioè, se questa è la situazione Pier Ferdinando Casini potrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio. È bastata questa frase per far scattare ancora le solite indiscrezioni sulla rincorsa all'Udc. Rincorsa piuttosto vana al momento visto che Casini non sembra affatto intenzionato a riavvicinarsi al Pdl. E nemmeno Berlusconi ci spera più di tanto visto che è sempre più convinto che ci sia un accordo tra Casini e D'Alema per far fare al primo il capo del governo nella prossima legislatura. In realtà, le parole del Cavaliere nascondono un'amara verità per il centrodestra. Il Terzo polo c'è. E non per Fli, che tutto sommato i sondaggi pidiellini quotano intorno al 2,5%. Non certo per l'Api di Rutelli o l'Mpa di Lombardo che a stento fanno un punto. No, è proprio l'Udc che è ancora molto alta nei dati in possesso di Berlusconi: oltre il sei per cento. Anche se il premier è convinto che se va a sinistra perderà almeno la metà dei suoi voti. Il Pdl non riesce a decollare, nonostante la riforma della giustizia. Non riesce a decollare nonostante Fini venga dato costantemente in discesa. E non riesce a decollare nonostante le polemiche e le rivelazioni su bunga bunga e dintorni si siano spente. Per il momento. Ora si apre una fase piuttosto delicata per il premier. È alle prese con il rimpasto. Ha assicurato che martedì è pronto a nominare i nuovi ministri. Ma è anche vero che sono settimane che continua a dare date. Stavolta l'ostacolo sembra sul Colle, dove si attende che si chiuda del tutto il caso Romano. Saverio Romano, infatti, leader dei Responsabili, è candidato al ministero dell'Agricoltura ma è anche sotto inchiesta per mafia da ben otto anni. La procura ha chiesto l'archiviazione. Al Quirinale preferirebbero che, prima di nominarlo, arrivi anche il procunciamento del gip. Il ministro in pectore ha ricevuto una telefonata del premier preoccupato nel bel mezzo di una conferenza stampa. Poi c'è la partita complessa degli altri ministri visto che Giancarlo Galan sembra sempre più distante dalla Cultura. Ieri in Aula non si è visto per nulla Sandro Bondi, che oltre a essere senatore è pur sempre l'attuale titolare del dicastero di via del Collegio Romano. Dunque, per evitare l'assalto il Cavaliere pensa di risolvere tutto ad Arcore. Lì non ci sono gli occhi indiscreti dei giornalisti che stazionano sotto palazzo Grazioli e vedono chi entra e chi esce. Preferisce Villa San Martino, dove gli incontri sono seguiti solo dai magistrati. La partita è piuttosto commplessa. C'è da fissare l'allargamento della maggioranza e il Cav è convinto che il prossimo arrivo sia ancora un deputato di Fli, Daniele Toto, che però continua ad avere una sorta di incompatibilità ambientale con il Pdl abruzzese e quindi chiede garanzie. In questa fase ci sono le amministrative e il Cavaliere non vuole rischiare in nessuna città, vorrebbe sfruttare le prossime elezioni come una sorta di rilancio. Infine c'è Scajola. Per l'ex ministro Berlusconi pensa comunque ad affidargli un ruolo. Magari qualcosa tipo capo della segreteria politica del Pdl. Una attività di coordinamento che gli ridarebbe una dignità politica e allo stesso tempo non metterebbe a rischio il già precario equilibrio interno al vertice del partito del premier. Si vedrà. Si deciderà a Villa San Martino.

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