Cuore di cane

Cuoredi cane. Esempio di solidarietà e amicizia a quattro zampe che commuove, fa riflettere e lascia incantati anche di fronte alla tragedia di un popolo ferito dallo tsnunami e costretto ora a vivere l'incubo della catastrofe nucleare. Intorno a sé solo macerie, resti di quelle che una volta erano case in riva al mare e che l'onda anomala ha abbattuto come castelli di carta. Il bastardino sta lì, aspetta i soccorritori, abbaia quasi volesse indicare loro il suo compagno ferito e riverso su un fianco sul terreno zuppo d'acqua. Il video del cagnolino, che ha una targhetta al collo e probabilmente ha perso i padroni, ha fatto il giro del Giappone e ha fatto spuntare le lacrime sugli occhi degli impassibili nipponici, apparentemente imperturbabili come monaci zen ma con profondi squarci nell'anima e negli affetti. Le riprese televisive immortalano quello che rimane della città di Mito, nella prefettura di Ibaraki, una delle zone più flagellate dal terreomto e dal maremoto che è seguito al terribile sisma di superficie. Una storia che ricorda quella, mitica, di Hachiko, un cane di razza Akita divenuto famoso per la sua fedeltà al padrone Hidesaburo Ueno. Dopo la morte di Ueno, per dieci anni il quadrupede lo attese invano ogni giorno davanti alla stazione dove l'uomo prendeva il treno per andare al lavoro. Assurto a emblema di affetto e lealtà, nel 1934 all'animale fu dedicata una statua e la sua storia divenne il soggetto di libri e film. L'ultimo, un remake americano, è intitolato «Hachiko, il tuo migliore amico», diretto dal regista svedese Lasse Hallström e interpretato da Richard Gere e Joan Allen. Via via che la comunità nipponica cerca di superare il trauma della morte e della distruzione, cominciano a emergere le storie eroiche, tristi, curiose e talvolta paradossali dei sopravvissuti. Come quella di Zahur Fadi, ingegnere indonesiano trentanovenne scampato a due tsunami. Il primo, nel 2004, lo colse ad Aceh, a nord dell'isola di Sumatra, dove viveva con la famiglia. Quando vide arrivare la gigantesca onda assassina lui, la moglie e i due figli saltarono tutti su una moto e si salvarono. La loro casa venne cancellata dal mare nel cataclisma che quel 26 dicembre fece 168.000 vittime. Più tardi Fuadi ottenne una borsa di studio all'università di Sendai. Stava seguendo un seminario nell'ateneo Tohoku, quando la terra ha tremato scossa da un sisma di magnitudo nove. «Temevo che sarebbe crollato tutto e invece non ci sono stati danni gravi, non si sono neppure rotti i vetri delle finestre», ha raccontato l'ingegnere, che martedì è partito per l'Indonesia ma vorrebbe già tornare in Giappone, perché ha «del lavoro da finire». Ora il suo timore maggiore è per un'eventuale dispersione atomica. Sono le radiazioni a fare paura. A tutti. Anche se i superstiti devono affrontare problemi più «banali», come procurarsi cibo e acqua e trovare un posto asciutto e caldo dove passare la notte con i familiari. Compito arduo per molti. Koichi, un commerciante di 53 anni che abitava a Miyagi, ogni giorno deve trasportare diciassette taniche d'acqua dall'unico centro di distribuzione alla scuola media di Kesennuma, che lo ospita da una settimana con l'anziana madre e la moglie. «La notte fa un freddo tremendo - spiega Koikhi - Non c'è riscaldamento e abbiamo solo alcune coperte, che dobbiamo mettere sul pavimento per dormire». Gli sfollati in Giappone sono seicentomila, l'ultimo bilancio ufficiale del disastro parla di 5000 morti e 9500 dispersi. Si prevede che alla fine il conto delle vittime salirà a ventimila. Una strage. Intanto nell'area colpita dal maremoto cade la neve, le temperature sono scese sotto zero e si teme un black-out che renderebbe le condizioni dei sopravvissuti ancora più drammatiche e il lavoro dei soccorritori più difficile. La rete televisiva Nhk ha diffuso un meteo non molto confortante: il freddo fuori stagione (anomalo anche questo, come l'onda che ha devastato le coste del Paese) durerà fino al termine della settimana. Poi la situazione dovrebbe migliorare.