Radio Londra libera Ferrara
«Buonasera, io ho paura. Mi vergogno un po’ a dirlo, tutti in fondo hanno paura». Il ritorno di Giuliano Ferrara in televisione, su Raiuno, con Qui Radio Londra, comincia dallo sgomento del disastro dello Tsunami giapponese che mette gli uomini davanti allo specchio della loro realtà. Poche parole poi Ferrara fa vedere per una manciata di secondi alcune immagini dalla tv giapponese, dell'11 marzo scorso, la grande onda che inghiotte la terra a Fukushima mentre sopra i fotogrammi della catastrofe la voce calma di una telecronista fa da eco di cronaca a quel che accade. «Le orientali - sottolinea Ferrara - hanno paura in modo più calmo, riflessivo. I giapponesi davanti al terremoto riescono a trovare quella calma che è così difficile da trovare per noi. Hanno ancora qualcosa di arcaico», non pensano di essere i padroni del mondo. Qui Radio Londra parla e mentre guardi nel televisore la faccia di Giuliano Ferrara e vedi lo studio girevole con scrivania in legno, posizionato sopra una pedana (come nella Radio Londra di 22 anni fa, su Canale 5), l'On air lampeggiante che battezza la sigla di apertura cadenzata dal tum tum tuum e dalla voce anni '40 che sibila un "Parla Londra, trasmettiamo...", beh ti accorgi che non stai guardando ma sei semplicemente in ascolto. La voce narra: «L'imperatore in Giappone ha chiesto di stare al buio» e siccome nella tradizione del Sol Levante l'imperatore è Dio, allora «Dio in Giappone ha chiesto di stare al buio». Anche Ferrara ai suoi telespettatori, ieri sera, sembra aver chiesto di stare al buio nel senso di guardare con l'udito e non con la vista, di essere tele-in-audio e non tele-visivi. Senza concedersi ai tormentoni di giornata il direttore del Foglio non ha mai pronunciato alcune parole assai gettonate nell'Italia di marzo 2011: Berlusconi, Bersani, vertice di maggioranza, pluralismo, opposizione, Lega, sovvertendo d'un botto la prassi del vocabolario televisivo e attingendo ad una lingua più da simposio che da talk-show. Una lingua antica che si materializza nell'uso di parole come: tecnoscienza, Dio, imperatore, arcaismi, paura, vergogna. «Dobbiamo smantellare la nostra paura, senza negarla, ma mettendola al guinzaglio come una bestia che vuole mordere soprattutto noi». E qui, sullo sfondo, s'intravede - anzi - si ode, la questione del nucleare in Italia. «Quando ne discuteremo dovremo avere la stessa calma» del Paese di Hiroshima e, da oggi, di Fukushima. Con lo sguardo sulla battaglia giapponese contro i reattori imbizzarriti dalla furia della natura, Ferrara ricorda infine uno slang di prudenza inglese, «meglio fare attenzione oggi che compiangersi domani». Poi saluta con un «Buonasera» mentre su la7, ad Otto e Mezzo - in un contrappasso da storia televisiva - Lilli Gruber chiede al suo ospite Eugenio Scalfari: «Siccome Ferrara le ha lanciato la sfida di un confronto tv, lei perché non l'accetta?». E Scalfari: «Semmai accetterei un confronto tv con Berlusconi, non con Ferrara. Mi piace combattere con i miei pari, non ritengo Ferrara un mio pari». Un confronto con (D)io è sempre una cosa difficile. Diceva il buon Winston Churchill: «Lei ha dei nemici? Bene. Questo significa che ha lottato per qualcosa, nella sua vita» e poi Scalfari non c'entra mica nulla col Giappone.