Il Raìs sta per sferrare l'attacco finale a Bengasi
«Labandiera verde libica sventola da Tobruk a Sallum». È quanto ha annunciato la tv di Stato libica, secondo la quale le truppe fedeli a Gheddafi controllerebbero già buona parte della Cirenaica, in particolare l'area che va da Tobruk verso il valico di Sallum, al confine con l'Egitto. E, sempre via cavo, l'esercito libico ha fato sapere che un'operazione contro Bengasi «è imminente». La città dell'Est rappresenta la roccaforte dell'opposizione al regime di Muammar Gheddafi. Rivolgendosi agli abitanti della città, l'esercito ha fatto sapere che «le forze armate stanno arrivando per garantire la vostra sicurezza, rimuovere l'ingiustizia che vi è stata fatta, proteggervi e riportare la calma e la vita normale. Si tratterà di un'operazione umanitaria condotta nel vostro interesse e non è destinata a vendicarsi di chicchessia». Intanto centinaia di persone, sostenitrici del leader, hanno ballato ieri per tutto il giorno nella Piazza Verde di Tripoli dopo l'annunciata conquista di Ajdabiya e il consolidamento del controllo di Marsa el Brega. Il tutto, accompagnato dal grido di battaglia, che si fa sempre più forte: «Allah, Muammar, u Libia abbas» (Libia e basta, ndr). Ad Ajdibiya, poco a ridosso di Bengasi, un commando armato avrebbe addirittura attaccato la sede dei «terroristi», il Comitato transitorio libico (Cnt), uccidendo alcuni suoi membri e mettendone in fuga altri. Malgrado le smentite delle due notizie arrivate a stretto giro di posta, a Tripoli si celebra anche l'asserita «sollevazione popolare» guidata dalla tribù dei Warfallah a est, con i lealisti del leader Muammar Gheddafi scesi nelle strade sventolando il vessillo verde in alcune aree di Tobruk e a Sollum, lungo il confine con l'Egitto. La battaglia di Ajdibiya, cruciale per il successo della controffensiva militare libica verso Est, è andata avanti per almeno due giorni. Frenetica l'attesa per il suo esito: il successo militare annunciato dal governo apre la strada per l'assedio di Bengasi, e la liberazione della città, «dove i civili inermi sono ostaggio di gruppuscoli di terroristi», come ripetono da giorni i militari. Khaled El-Sayeh, portavoce militare del Cnt, nega in serata che la città sia controllata dagli uomini del colonnello e afferma che la città è stata «bombardata» solo da lontano. Una fomnte del Cnt smentisce anche che vi sia stato un attacco con vittime al quartier generale del Consiglio. «A Bengasi è tutto tranquillo», ha detto all'Ansa. La Tv di stato però diffonde in serata un messaggio dei militari alla popolazione di Bengasi: un'offensiva contro la seconda città della Libia è «imminente». Arriveremo, affermano in un comunicato, «per garantire la vostra sicurezza, porre rimedio alle ingiustizie e riportare la calma e la normalit…» A Tripoli risuonano comunque i colpi di Ak47 e i boati dei fuochi d'artificio per festeggiare l'attesa vittoria. Piazza Verde, simbolo della Rivoluzione del 1969 guidata da Muammar Gheddafi, ha iniziato a gremirsi sin dal primo pomeriggio, minuti dopo l'annuncio dell'ingresso dei militari ad Ajdabya, annunciato prima da fonti governative e poi rilanciato dalle tv. Anche i funzionari libici, gli agenti della sicurezza che vigilano sulla sicurezza dei giornalisti stranieri all'hotel Rixos, non nascondono la propria gioia: si abbracciano, sorridono, non lesinano dettagli su quanto sta accadendo a Est, sollevati dalle notizie che arrivano dal fronte. Le notizie si rincorrono: tv e rappresentanti del governo lodano la sollevazione dei cittadini, delle tribù, che «sventolano le bandiere verdi nelle strade di Tobruk e Sallum». Nella città natale del leader Gheddafi, Misurata, stretta tra Tripoli e Sirte, sono invece in corso trattative, come ricordato dal Comitato per il dialogo nazionale, che riunisce gli esponenti delle tribù del Paese. Chiusa anche la partita a Marsa el Brega: la tv libica ha mostrato «immagini in diretta» dalla città, spettrale, di decine di mezzi distrutti nella piazza centrale. Così, chi aveva scommesso sulla caduta di Tripoli è costretto a rivedere le proprie previsioni. La parola d'ordine nella capitale è una sola: sconfiggere la cospirazione straniera, «ordita da occidentali, arabi e al Qaeda». Mar. Coll.