Il Cav chiede silenzio. E Giustizia
Fermi tutti. Niente polemiche. Ora si fa la Giustizia, dopo si vedrà il resto. Silvio Berlusconi avvisa tutti nel Pdl (ieri sera ha visto Denis Verdini e Fabrizio Cicchitto) dopo aver passato una domenica e buona parte del lunedì a telefono per beccarsi le mille chiamate di protesta, di allarme, di preoccupazione o di sostegno a Claudio Scajola che di fatto è ritornato a fare politica nel partito. Già, Scajola. Resta in silenzio. Muto. Ma anche soddisfatto. Soddisfatto per essere riuscito a dire quello che voleva. Essere riuscito ad esprimersi, a parlare. A dire quello che pensava. A parlare di politica in pubblico visto che gli mancava da mesi e mesi. Oggi Berlusconi lo rivedrà e certamente dirà a lui quello che ha già affermato ai vari leader del Pdl alla cornetta o de visu nelle ultime ore. E cioè che adesso bisogna affrontare le partite più delicate, quelle nelle quali Silvio si può giocare tutto. Non è tempo di dibattiti. La linea del Pdl è chiara. Veloci come treni sul processo breve. Il partito del premier ha annunciato che per il momento non presenterà modifiche al testo ma fa sapere chiaramente che il relatore, Maurizio Paniz (lo stesso che s'è sobbarcato di far bocciare l'autorizzazione a procedere nel caso Ruby), potrebbe farlo in qualunque momento. Tutti assicurano solennemente che sarà tolta la norma transitoria, ovvero quella che fa applicare il testo anche ai processi in corso e che di fatto manderebbe immediatamente a monte i procedimenti Mills e Mediatrade. Ieri il ministro Alfano ha garantito che il suo (eliminare quel passaggio) è un «impegno che verrà rispettato». Ma ciò non vuol dire che non venga approvata un'altra norma che comunque consenta di far saltare i due processi. Tutto fa immaginare che sia pronto un blitz, e come ogni blitz che si rispetti verrà fuori all'ultimo istante. Dunque il testo verrà modificato - ma è ancora allo studio come sarà cambiato - e tornerà al Senato. In mezzo, Silvio Berlusconi si presenterà quasi certamente in Tribunale. Prenderà la parola, si difenderà, farà la sua appassionata ricostruzione di come andarono i fatti, si autoscagionerà e andrà via. Tanto è ben difficile che quel procedimento possa arrivare a sentenza. Poi c'è il capitolo Ruby. Il processo parte ad aprile e, essendo a rito immediato, ha tempi strettissimi. La Camera deve sollevare rapidamente il conflitto di attribuzione sostenendo che quel processo non può celebrarsi in un tribunale ordinario. Bensì, visto che la concussione è un reato tipico del pubblico ufficiale, il presidente del Consiglio non può che averlo commesso nella sua funzione di capo del governo. Di conseguenza il tribunale adeguato è quello dei Ministri. È Montecitorio che deve sollevare la questione che comunque apre una lunga trafila politica e istituzionale che certamente intralcia il processo sulla ragazza minorenne. Se queste sono le vere emergenze per il Cavaliere, tutto il resto è noia. Noia il partito e le sue polemiche. Tanto che lo stesso Berlusconi si appella a un generale «senso di responsabilità» di tutti i capi del Pdl per evitare divisioni in questo momento. A tutti consegna una battuta contro Tremonti, al centro delle critiche dei più. Mentre incontrava i sindacati di polizia che manifestavano davanti la villa di Arcore per i troppi tagli, gli scappa una frase salace: «Tremonti dice che i soldi non ci sono, perché non lo fate fuori?». È facile immaginare che anche il rimpasto se ne va per le lunghe. Difficile che si proceda prima di questi passaggi parlamentari per i quali Berlusconi si aspetta che la maggioranza dimostri di essere più salda che mai. Possono aspettare i Responsabili che attendono la nomina di Saverio Romano a ministro delle Politiche Agricole. Possono aspettare anche i sottosegretari. E più passa il tempo più aumentano le richieste. Adesso nel Pdl sta montando una nuova polemica interna in vista del rafforzamento del governo, ed è quella del riequilibrio territoriale. Ci sono intere regioni italiane che sono uscite piuttosto male dai vari aggiustamenti all'esecutivo. Per esempio il Piemonte, dove Enzo Ghigo è stato chiamato a un deciso passo indietro alle Regionali in favore del leghista Roberto Cota. Sarebbe dovuto essere ricompensato con un incarico visto che Giancarlo Galan, a cui è stato chiesto lo stesso sacrificio in Veneto, è oggi ministro. E a Torino si vota per le prossime amministrative. Stesso discorso vale per la Sardegna che non può vantare alcun ministro, un tema che potrebbe pesare nelle prossime amministrative visto che si vota a Cagliari.