Casini prova a trascinare il Pd E l'opposizione non sa che fare
La riforma della Giustizia rischia di aumentare sempre più la distanza nell'opposizione. Fini e Casini vogliono sedersi al tavolo con il governo e almeno provare a dialogare. Di Pietro non ne vuol sapere. E Bersani? Bersani non sa che dire. Schiavo della sua stessa linea, visto che ha condotto il Pd di fatto a rincorrere l'Idv con uno smottamento sempre più radicale. E ora si trova sul tavolo un testo di riforma della Giustizia che non dispiace a una fetta del suo partito. Gianfranco Fini si smarca: la riforma «non è ad personam, il testo uscito dal Consiglio dei ministri ed è la ragione per cui io condivido la posizione di chi ha detto in Parlamento, senza pregiudizi, si discuta e vediamo di che cosa si tratta». Per il presidente della Camera «quella uscita dal Consiglio dei ministri è una cornice e Berlusconi dice una cosa vera quando dice che il testo non è ad personam. Le riforme vanno fatte anche se bisogna capire con quale spirito e bisogna capire cosa si intende quando si dice riformiamo la giustizia». Il terreno su questo campo è scivoloso per Fini visto che dentro Fli sono in vari che condividono l'azione del governo e in tutte le votazioni che hanno riguardato la Giustizia (non ultime quelle della settimana scorsa sulle autorizzazioni a procedere) almeno tre o quattro deputati hanno votato con la maggioranza e un'altra decisa non ha partecipato al voto. Dunque, Fli deve andare a vedere. Lo stesso pensa di fare anche Pier Ferdinando Casini che appunto si preoccupa di trascinarsi anche il Pd: «Capisco che Pierluigi Bersani sospetti che quella di Silvio Berlusconi sia tutta una finta, ma sulla giustizia lo invito a lasciare l'Aventino agli sfascisti di professione, per trattare a viso aperto, come è compito di una vera sinistra riformista», dice il leader centrista in un'intervista a La Stampa. Bersani è in affanno. E si capisce dalla risposta che manda a Casini: «Non facciamo nessun Aventino noi siamo in Parlamento, discutiamo lì. Casini ha la sua posizione che mi pare legata al voler segnalare una disponibilità purché Berlusconi non vari nuove leggi ad personam. Io inviterei Casini ad aspettare qualche settimana». Quindi replica a Fini: «Sento parlare di dialogo, ma dialogo è una parola fumosa, se devo fumare fumo il toscano. Dico una cosa precisa: c'è il Parlamento, siamo lì, discutiamo lì. Noi non siamo d'accordo con i contenuti di questa riforma per un motivo molto semplice: questa riforma porta in mano alla maggioranza e al governo un pezzo essenziale dell'esercizio della giustizia e non va bene». Casini gli controreplica: «È un errore dare un alibi a Silvio Berlusconi. Se il premier vuole fare pasticci o approvare provvedimenti ad personam non possiamo togliergli le castagne dal fuoco, ma abbiamo il compito di andare a vedere cosa c'è nella riforma della giustizia». Quindi insiste: «Quando parliamo di responsabilità dei magistrati o di separazione delle carriere tanti italiani sono d'accordo. Anche per questo se il Pd prende cappello e va sull'Aventino commette un errore politico». Casini dice di avere «rispetto anche chi fa errori politici», ma avverte che «il nostro comportamento sarà diverso. Se poi vediamo in corso d'opera che Berlusconi usa la giustizia solo per risolvere i problemi suoi, come del resto è possibile, saremo noi a prendere cappello. A lui l'onere della prova. Noi non possiamo non discutere un provvedimento generale sulla giustizia che sta a cuore - conclude - anche a molti italiani che non votano Berlusconi».