In Italia è ormai «febbre» nucleare
L'incidentedella centrale di Fukushima in Giappone ha riacceso il dibattito sul ritorno all'atomo e, puntualmente, sono ritornate in campo vecchie ideologie. Il governo, comunque, sembra avere le idee chiare: la linea sul nucleare «non cambia». Con due semplici parole il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, fà piazza pulita dei dubbi, degli allarmi e delle polemiche nate nelle ultime ore, sulla scia del caso giapponese, anche nei Paesi storicamente più fedeli all'atomo, invitando i rappresentanti dell'opposizione a evitare «speculazioni, usando situazioni che non hanno alcuna analogia». Simili le parole del ministro Renato Brunetta: «Il governo andrà avanti; non si può decidere uno stop in base ad eventi ancora confusi». Non la pensa così il centrosinistra: Pd e Idv chiedono almeno di «sospendere» l'esame del decreto. Ermete Realacci (Pd) rende noto un sondaggio effettuato prima dell'incidente in Giappone secondo cui solo il 32% degli italiani è favorevole al ritorno all'atomo, il 10% è indeciso e il 58% è contrario. E se il governo vorrà andare avanti, assicura Antonio Di Pietro, sarà fermato a giugno dal referendum, mentre Emma Bonino sottolinea che quella nucleare non è una scelta conveniente: «Investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4% di consumo di energia tra 20 anni non ha senso economico». Pier Ferdinando Casini, invece, ribadisce il suo appoggio al ripristino delle centrali atomiche, così come Enzo Raisi a nome di Fli. Ma per la prima volta dubbi sorgono all'interno del centrodestra. A farsene portavoce è Fabio Rampelli, ex An, che chiede un «ripensamento» sulle centrali di terza generazione (quelle che si appresta a costruire l'Italia). E un invito alla «riflessione» è arrivato anche da Francesco Storace e dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, forse preoccupati dall'eventuale localizzazione nel Lazio di una centrale. Secondo il Pd, infatti, il governo ha già una mappa dei possibili siti, quella del Cnen del 1979, che sarà tenuta però nascosta - sostengono i democratici - fino all'approvazione del decreto. I dubbi della maggioranza fanno prendere coraggio all'opposizione che ne approfitta per riproporre la classica sfida nucleare-energie rinnovabili. Oggi alla Camera inizierà l'esame del decreto legislativo per identificare i siti per le nuove centrali e sarà di nuovo scontro. Ieri l'esame è stato avviato in commissione al Senato. Domani, poi, si voteranno a Montecitorio le mozioni di Pd e Fli che chiedono il ripristino degli incentivi a favore delle fonti rinnovabili. Sulla situazione giapponese interviene anche Giorgio Napolitano: «Sono oltremodo sconvolto dalle devastanti conseguenze, ben oltre ogni immaginabile misura, del terremoto e del maremoto abbattutisi sul Giappone nord-orientale l'11 marzo scorso. Seguo costantemente con profonda trepidazione gli sviluppi e le coraggiose operazioni di soccorso alla popolazione flagellata da questo cataclisma», scrive il presidente della Repubblica all'imperatore giaopponese Akihito. Nel rinnovare a lui e al suo popolo la vicinanza degli italiani, Napolitano non risparmia i complimenti: «Ammiro il coraggio e la sobrietà del Suo Governo nel gestire questa difficilissima emergenza - spiega il Capo dello Stato - Sono sicuro che anche questa volta il Giappone saprà riprendersi con coraggio e spirito di abnegazione». Napolitano dedica poi un passaggio a quanto accaduto nella centrale di Fukushima: «Rivolgo il mio sentito apprezzamento anche all'indirizzo delle Autorità nipponiche che con responsabile trasparenza gestiscono la potenziale, drammatica emergenza nucleare» e assicura all'imperatore che l'Italia non farà mancare il suo aiuto al popolo giapponese.