Emotività non fa rima con necessità
Obamanon cede alle paure e conferma il programma nucleare. La Casa Bianca ha fiducia nella sicurezza delle centrali nucleari americane e non accoglie la richiesta fatta da alcuni esponenti del Congresso, sulla scia emotiva di quanto successo in Giappone e sull'esempio di quanto deciso ieri in Germania, di una moratoria alla costruzione di nuovi impianti. Gli impianti nucleari producono il 20 per cento dell'elettricità consumata negli Stati Uniti, ma dopo l'incidente nucleare del 1979 nella centrale di Three Miles Island vi è stato un blocco dell'espansione dell'industria nucleare. Obama è favorevole a nuove centrali come fonte di energia pulita e nel suo discorso sullo stato dell'Unione ha proposto un piano per la costruzione di 20 nuovi impianti da finanziare con prestiti per 36 miliardi di dollari. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che l'energia nucleare «rimane una componente dell'ampio piano energetico» del presidente Barack Obama, che ha anche un forte interesse nello sviluppo delle energie alternative per ridurre la dipendenza energetica degli Usa dalle importazioni petrolifere. Sono 442 i reattori nucleari attivi nel mondo, concentrati in 29 Paesi. Altri 65 sono attualmente in costruzione. Il primato mondiale spetta proprio agli Stati Uniti, con 104 «comignoli», ma anche la vicina Europa è all'avanguardia e mantiene in funzione ben 165 centrali. Attualmente la maggiore concentrazione di impianti si trova in Francia - che con 58 centrali è al secondo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti - seguita a distanza da Gran Bretagna, con 19 centrali, Germania (17) e Svezia (10). Altri 6 reattori di tipo tradizionale sono in costruzione in Bulgaria, Romania e Slovacchia (2 per ciascun Paese). Il disastro di Fukushima non lascia indifferente gli Stati Uniti. Gregory Jaczko, a capo dell'US Nuclear Regulatory Commission (NRC), ha sottolineato che è pronto ad accogliere ogni lezione possa venire in materia di sicurezza dal disastro del Giappone. Le esplosioni avvenute nella centrale di Fukushima hanno costretto il Vecchio Continente a dover fare i conti con le inquietudini, mai sopite, su questo modo di produrre energia. La paura del nucleare rischia di prendere il sopravvento, nonostante l'eccezionalità del fenomeno che ne ha causato lo stato di crisi. Schiacciata tra l'incudine del disastro atomico giapponese e il martello delle pressanti proteste antinucleariste in Germania, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato una moratoria di tre mesi sulla decisione dell'anno scorso di prolungare la vita delle centrali del paese ben oltre la scadenza fissata nel 2001 dall'allora governo Schroeder. La Germania, quindi, opta per una pausa di riflessione alla luce della «catastrofe» e annuncia la chiusura - almeno per il momento - degli impianti più vecchi: Biblis A in Assia (ovest) e Neckarwestheim I nel Baden-Wuettemberg (sudovest), che sono ancora aperti solo grazie alla decisione di allungare la vita di tutte le centrali. Anche la Svizzera ha fatto sapere di aver sospeso le procedure per nuove centrali, in attesa di eventuali norme di sicurezza più stringenti, mentre l'Austria ha chiesto una verifica e controlli di sicurezza in tutte le centrali atomiche europee. Preoccupazione è stata espressa anche dalla rappresentante della Grecia, un altro paese che, con l'Austria, ha detto no al nucleare: Tina Birbili ha puntato il dito soprattutto contro le centrali sud-orientali dell'Europa, a suo avviso, «tutte in zone a rischio sismico». Ma qualche dubbio comincia a farsi largo anche in altri Stati membri che, invece, hanno optato per il nucleare. Quanto accaduto «avrà conseguenze anche sul dibattito in corso in Belgio sul prolungamento della durata dello sfruttamento delle centrali nucleari», ha fatto sapere il ministro degli interni belga Annemie Turtelboom. E il ministro Janusz Zaleski non nega che quanto accaduto stia provocando discussione anche in Polonia, proprio mentre il governo sta lavorando al progetto per il nucleare. A Bruxelles, per il momento, si usano toni tranquillizzanti e si sottolinea che in tutti gli Stati Ue, al momento, i livelli di radiazione sono normali.