Berlusconi: sulla giustizia avanti tutta
Reduce dalla maratona notturna a Bruxelles dove ha incassato il risultato di veder accolte le richieste sulla finanza messe a punto dal ministro Tremonti, Berlusconi non ha perso tempo. Rientrato in Italia ha mandato un messaggio ai Promotori della Libertà nel quale torna sul tema della giustizia. Un messaggio rivolto soprattutto ai centristi dell'opposizione e a quella parte del Pd in palese difficoltà su una riforma che ha punti di contiguità con quanto la sinistra va da tempo chiedendo. «Siamo aperti a integrazioni e a cambiamenti» dice il premier e ribadisce che «non è una riforma ad personam e rispetta la Costituzione». L'obiettivo è di «restituire ai cittadini la fiducia nella giustizia che oggi è zero». Quindi sarà il banco di prova per la sinistra e «la sua disponibilità al dialogo». Berlusconi sa bene che nei prossimi il governo dovrà rispondere «ai numerosi attacchi che la sinistra e le toghe rosse hanno già iniziato a rovesciarci addosso nel tentativo di ostacolare ed evitare questa riforma. Ma sappiamo di avere argomenti molto validi per ribattere ad ogni critica». Si tratta di critiche che dimostrano come l'opposizione sia «conservatrice e non faccia l'interesse del Paese per fare il male di Berlusconi». Ribadisce che questa volta a differenza del passato quando «Fini e i suoi, giustizialisti e statalisti, si sono messi sempre di traverso, in accordo con le correnti di sinistra della magistratura», la situazione è diversa; «c'è una maggioranza coesa e determinata in Parlamento». Quindi «indietro non si torna». Berlusconi cita addirittura Alexis de Toqueville che diceva: «Tra tutte le dittature la peggiore è quella dei giudici». E questo ha ripercussioni anche sull'economia giacchè «se nessuna impresa straniera viene più a investire in Italia, è proprio per l'assenza di un processo affidabile e di durata ragionevole». Torna sul pilastro della riforma, la separazione delle carriere: «i cittadini hanno il diritto di avere un giudice davvero sopra le parti, separato e indipendente dall'avvocato dell'accusa, così si chiamerà il pm, che invece ora fa parte dello stesso ordine dei magistrati che giudicano». In una intervista a Gente, Berlusconi va oltre e affronta anche i temi di politica estera. Spiega il del suo baciamano al leader libico Gheddafi attribuendolo al carattere «guascone che qualche volta mi porta in modo spontaneo a comportamenti non strettamente conformi alla forma». Quanto al rapporto con la Libia, «non nego di essere stato amico del popolo libico e lo sono ancora ma la violenza va sempre condannata». Parlando anche dell'emergenza immigrazione, spiega che è «nel Dna dell'Italia la cultura dell'accoglienza». Berlusconi torna anche sulla difficoltà del ruolo che esercita: «Avevo molto più potere quando ero solo un imprenditore. Mai come in questo periodo ho sentito il desiderio di essere un cittadino qualunque, ma non posso lasciare il Paese in mano a chi distruggerebbe il lavoro che abbiamo fatto». Ma sottolinea pure gli ostacoli nell'azione di governo. «Da quelle poltrone è difficile prendere decisioni rapide ed efficaci. Il Parlamento solitamente diluisce quello che il governo fa e il presidente del Consiglio non dispone dei poteri che l'esecutivo ha in tutti gli altri Paesi europei».