Alfano tende la mano al Pd
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, tende la mano al Partito democratico e lo invita a presentare le sue proposte sulla riforma della giustizia. Ospite del Tg1, il guardasigilli ha detto: «Non comprendo le opposizioni che dicono no: c'è un testo, si parla da venti anni anni di riforma della giustizia. Il Parlamento sarà chiamato a confrontarsi su questo testo». «Noi abbiamo espresso la nostra opinione - ha aggiunto Alfano - crediamo sia dovere di un grande partito dell'opposizione come il Pd manifestare la propria opinione. È doveroso per il Pd dire realmente cosa pensa della riforma della giustizia: ci faccia sapere, se non condivide la nostra, qual è la sua idea. Possiamo confrontarci serenamente in Parlamento, abbiamo tanto tempo per approdare a un testo definitivo». Il titolare del dicastero di via Arenula ha anache avvertito: «La riforma non è una crociata contro la magistratura e la magistratura non deve fare una crociata contro la politica e crediamo anche che in una democrazia che funziona i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario debbano collaborare e giocare insieme la stessa partita per una grande squadra che si chiama Stato. «Quando la riforma sarà entrata in vigore - ha sottolineato il ministro della Giustizia - gli italiani potranno contare su giudice realmente equidistante». E poi, ha insistito, cone la riforma «si conclama il diritto dei cittadini, che dovessero aver patito un danno ingiusto, di fare azione per avere il giusto risarcimento». Una linea che è condivisa anche dall'ex deputato verde Marco Boato, che fu relatore della riforma della Giustizia nella commissione bicamerale presieduta da D'Alema: l'opposizione «fa un grosso errore a rifiutare il confronto» e dire che il Paese ha «bisogno solo di leggi ordinarie, non è vero», significa «delegittimare il proprio passato». «Anch'io - ha spiegato - dò un giudizio drasticamente negativo sul premier e sulla sua maggioranza» ma è «sbagliato e anche un po' suicida fare opposizione chiedendo tutti i giorni le dimissioni del presidente del Consiglio. Una volta che un Governo continua ad ottenere la maggioranza al voto di fiducia è privo di senso pretendere che si dimetta. Non si può anadare avanti per due anni, dicendo dimettiti». Anche Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, aveva avvertito: «La riforma della giustizia proposta dal governo Berlusconi tiene conto di un dibattito che anche la sinistra nel passato ha affrontato con alcune proposte analoghe. Il testo presentato in Consiglio dei ministri, infatti, riprende anche parte di vecchie proposte, da Boato a quelle del Pd più recenti. Ci sono quindi i presupposti per confrontarsi liberamente senza pregiudizi, per avere certezza della pena, meno politica tra le toghe e più rapidità dei giudizi».