Composti e già pronti a rimboccarsi le maniche

.Il giorno dopo la batosta, i giapponesi non si piangono addosso. Efficienti sì ma anche rassegnati (qualcuno potrebbe definirli un po' incoscienti?) perché sanno di vivere in un paese che galleggia sulle faglie, comunque stoici. Sono state una grande lezione di self control nipponico le lunghe e ordinate fiumane di abitanti di Tokyo che, dopo la tremenda scossa che li ha sorpresi sui luoghi di lavoro, percorrono a piedi (e al buio!) chilometri e chilometri di strade per tornare nelle rispettive case. La maggior parte di loro aveva in testa il caschetto da operaio che fa parte del kit di pronto intervento per eventuale sisma, messo a disposizione dai datori di lavoro. Facce serie ma poca disperazione. I giapponesi sanno incassare, quando vengono strapazzati dalle forze della natura che li governano. Interiorizzano e si rimboccano le mani. I giapponesi medi, lo si legge anche nei romanzi degli scrittori contemporanei più amati da Murakami Haruki a Banana Yoshimoto, all'ingresso delle loro abitazioni hanno già pronto uno zaino con l'occorrente, compreso cibo confezionato, in caso di fuga da terremoto. La compostezza ce l'hanno scritta nel dna. Sui treni, ad esempio, non telefonano mai con i cellulari. Per rispetto dei vicini. E se proprio devono rispondere a qualche chiamata lo fanno a voce bassa coprendosi la bocca con la mano. Composti anche quando stanno seduti. Recentemente hanno brevettato dei sedili per la metro che impediscono di...allargarsi con le gambe. Davanti ai giapponesi non bisogna mai soffiarsi il naso. È considerato un atto di grande sgarberia. Quando hanno il raffreddore, allora, tirono su con il naso. E questo, a dire il vero, non è un bel sentire. Il mondo, ora, deve stringersi intorno a loro. Anche l'Italia deve fare la sua parte. Perché i giapponesi sono un popolo riservato ma generoso: non dimentichiamoci che per il sisma dell'Aquila hanno donato sei milioni di euro.