Riad, il giorno della collera mancata
.Le adesioni alla mobilitazione sono state più di 30mila, ma nella capitale ieri regnava una calma irreale. Le strade pattugliate da un massiccio spiegamento di forze dell'ordine. Check point per controllare l'afflusso nelle piazze. Sorvegliato speciale il centro commerciale di Olaya, dove molti manifestanti si erano dati appuntamento su Facebook. Centinaia di poliziotti hanno circondato la moschea e la folla di fedeli è stata fermata per un controllo di documenti. Rafforzata la presenza della polizia anche nella seconda città dell'Arabia, Gedda. Obiettivo della manifestazione a Riad, di fatto fallita, era quello di chiedere riforme democratiche e l'istituzione di una monarchia costituzionale. A scoraggiare i manifestanti ha contribuito quanto accaduto l'altra sera a al Qatif, a Est del Paese, dove la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti ferendone sette. Tuttavia, oltre 200 manifestanti della minoranza sciita hanno protestato a Hofuf, vicino al giacimento petrolifero di Ghawar, denunciando discriminazioni da parte della maggioranza sunnita. Ieri sia la Casa Bainca che l'Onu avevano invitato le autorità saudite a garantire la libertà di manifestare. In risposta all'ondata di manifestazioni nel mondo arabo, e anche prima del ritorno in patria del re Abdallah il 23 febbraio dopo le cure mediche negli Stati Uniti, le autorità saudite avevano annunciato la loro disponibilità a parlare con la gente e ad attuare cambiamenti e riforme nel Paese. Con una mossa senza precedenti, il presidente del Consiglio della Shura, Abdallah Aal Al-Sheikh, aveva incontrato una rappresentanza di cittadini di varie età per ascoltare le loro richieste. In quell'occasione era stato dato l'annuncio che il Consiglio della Shura aveva creato un ufficio per mantenere i contatti con il pubblico e ascoltare le loro richieste. Per contrastare la mobilitazione su Facebook, Khaled Al-Tuwaijri, presidente dell''ufficio del re, ha anche lui aperto una pagina di Facebook fornendo il suo indirizzo e-mail e numero di telefono per essere contattato. La dinastia saudita ha cercato di andare incontro alle richeiste rilascaindo molti prigionieri politici, in particoalre gli attivisti sciiti, e ha aumentato le risorse per le famiglie bisognose. Aperture anche verso i diritti delle donne sia per il voto sia per alcune attività civili finora vietate in base alla sharia.