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Per l'approvazione uno slalom tra maggioranze e referendum

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Unvia libera che non prevede, in quella sede, alcun sindacato sostanziale. Potrà così iniziare il vero iter parlamentare della riforma, che prevede due letture. Assegnato al Senato o all'esame di Montecitorio, il provvedimento verrà «inviato» dal presidente della Camera designata alle commissioni competenti per l'esame del merito, in sede referente e in sede consultiva per la formulazione dei pareri (la commissione giustizia in questo caso è la commissione di merito che avvia l'esame). Concluso questo passaggio, il ddl verrà calendarizzato dalla capigruppo e avviato all'esame dell'Aula per passare quindi all'esame dell'altro ramo del Parlamento. Quando sarà approvato nello stesso testo da entrambe, dopo almeno tre mesi di «decantazione», potrà cominciare il percorso della seconda lettura delle Camere, a cominciare da quella che lo ha esaminato per primo. Solo in seconda lettura è prevista, perché il testo sia approvato, una maggioranza qualificata, dei 2/3 o almeno maggioranza assoluta dei componenti. In questo secondo caso, a richiesta di 500mila elettori, 5 consigli regionali o un quinto dei componenti di uno dei due rami del Parlamento, si può chiedere che il ddl sia sottoposto a referendum, come prevede l'articolo 138 della Costituzione. La consultazione popolare, l'unica per cui non è necessario il quorum del 50% dei partecipanti, può essere chiesta entro tre mesi dalla prima pubblicazione ufficiale del testo in Gazzetta Ufficiale. Se questo è l'iter, è ragionevole pensare che i tempi di approvazione della riforma non possano essere facilmente prevedibili. E questo senza contare che se durante il secondo esame di uno dei rami del Parlamento, il provvedimento fosse modificato si ricomincerebbe da capo, e il testo ripartirebbe dalla sua prima lettura. Recita l'articolo 138 della nostra Carta: «Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione».

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