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Giustizia, sì del governo alla riforma

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Angelino Alfano e Giorgio Napolitano

Anm all'attacco. Alfano: critiche precotte

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Il Consiglio dei ministri ha dato il suo via libera al ddl costituzionale di riforma della Giustizia all'unanimità. Il ddl costituzionale di riforma della giustizia contiene la separazione delle carriere fra giudici e pm nonché due Csm separati. Una riforma che il premier Silvio Berlusconi definisce 'epocalè, e che a chi lo accusa di volere una legge ad personam replica essere non nel suo ma nell'interesse dei cittadini. Sulla responsabilità dei pm, Berlusconi difende il principio del "chi sbaglia paga": se un giudice sbaglia, il ragionamento, paga come pagano medici o ingegneri che sbagliano interventi o progetti. Ieri il Guardasigilli Angelino Alfano è salito al Quirinale per illustrare la bozza del provvedimento al Capo dello Stato. Al Pd che protesta, il Pdl replica invitando a vedere prima il testo del ddl. Fli dice giù le mani dall'autonomia dei magistrati, il leader della Lega Umberto Bossi si dice sicuro che la riforma passerà. Oggi riunione del Terzo polo. IL MINISTRO ALFANO Introdurre, come previsto dall'articolo 28 della Costituzione, la responsabilità civile dei magistrati attua pienamente il principio per cui "la legge è uguale per tutti". Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha presentato così la "parificazione dei magistrati a tutti gli altri funzionari pubblici" con l'introduzione del concetto di responsabilità civile per le toghe. "Fino a oggi - ha detto il Guardasigilli - un cittadino poteva citare direttamente  in giudizio un medico che aveva sbagliato un intervento medico. Con la nostra riforma, potrà allo stesso modo citare direttamente in giudizio un magistrato che ha sbagliato".  

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