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Oddio, mi scoppiano i Responsabili.

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Succedea un gruppo che non è un partito, che non ha un programma politico, che non ha un'idea o un'ideale a cui tendere. Un gruppo che non ha un progetto. In questo senso è praticamente analogo a Futuro e Libertà che sta assieme solo per fedeltà a Fini. L'altra sera la tensione è salita alle stelle quando c'era da decidere chi mandare nell'ufficio di presidenza della Camera (che, per inteso, comporta alcuni benefits tra cui il telefonino a carico di Montecitorio, una segreteria più ampia, l'autoblù). Alla fine ha vinto Michele Pisacane, ex Udc, a scapito degli ex Idv. È scattata una sorta di ritorsione: adesso sono in vari coloro che mettono in discussione il nome del Responsabile scelto per andare a fare il ministro, l'ex casiniano Saverio Romano. C'è poi una questione più squisitamente politica e che vede inseguirsi il rimpasto e l'allargamento della maggioranza come un cane che si morde la coda. I Responsabili vorrebbero chiudere al più presto il rafforzamento della squadra di governo. Con la nomina di Romano all'Agricoltura e contestualmente la promozione dei sottosegretari e dei viceministri. Tra questi chi ha perso la pazienza è Catia Polidori che nei giorni scorsi è stata vista protestare vivacemente alla Camera: «Silvio mi aveva detto che m'avrebbe nominato il 15 febbraio, è passato quasi un mese...». Aspetta di diventare viceministro al Commercio Estero. Anche un altro Responsabile, Massimo Calearo, sognava di andare a sedersi laddove stava fino a poche settimane fa Adolfo Urso. Il foglietto che è stato consegnato a Berlusconi prevede che entrino al governo, oltre a Polidori e Calearo, anche Bruno Cesario, Francesco Pionati e a questo punto anche un ex dipietrista a scelta tra Antonio Razzi e Domenico Scilipoti. Il Cavaliere pensa di assegnare posizioni a un altro proveniente dalle file dell'Idv, Aurelio Misiti, che però tratta direttamente con il Cavaliere. Nell'esecutivo dovrebbero entrare pure gli ex Fli Roberto Rosso e Luca Bellotti e lo storaciano Nello Musumeci. La Lega reclama altri due posti mentre rischiano di restare completamente a secco coloro che comunque sono rimasti nel Pdl resistendo alle sirene finiane, come Anna Maria Bernini, da mesi indicata come viceministro alle Comunicazioni. E più viene indicata più per lei quella poltrona s'allontana. Il quadro comunque non è chiuso. Si complica di ora in ora. Ovviamente i pretendenti sono molti di più dei posti da distribuire. È soprattutto Denis Verdini a fermare il rimpasto. In una lettera-relazione inviata a Berlusconi, il coordinatore del Pdl ha spiegato che se si chiude il rimpasto, e dunque s'affidano tutte le caselle ora disponibili, sarà difficile trovare qualcosa di allettante per chi è all'opposizione ma è titubante. Saverio Romano ha ribattuto con il concetto opposto. Ovvero, se lui non va al governo chi intende passare con la maggioranza pensa che Berlusconi non sia di parola e non premi chi è disposto a sacrificarsi o esporsi per lui. Aveva promesso che sarebbero arrivati con lui altri tre dall'Udc. Ma ancora non si sono visti. Ed è su questo che fa leva Verdini: prima porti i suoi (già a novembre l'avevano seguito in quattro ma Calogero Mannino s'è poi defilato), quindi si vedrà per il ministero. Un tira e molla senza fine che per ora sembra aver portato a un solo risultato concreto: oggi non ci dovrebbe essere nessuna nomina di nessun ministro. Romano può attendere l'Agricoltura anche perché bisogna trovare una collocazione per l'attuale titolare delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, che continua a rifiutare la Cultura, dicastero che non vede il suo ministro ancora ufficiale, Sandro Bondi, da oltre due mesi. Se il rimpasto appare bloccato, fermo appare anche l'allargamento. Il Pdl era convinto di poter portare nelle proprie truppe almeno un altro dipietrista. Il nome che circolava nel partito del premier era quello di Augusto Di Stanislao che però proprio in questi giorni è stato nominato relatore di un provvedimento da Di Pietro e dunque sembra essere rientrato nei ranghi. Trattative avviate sono anche con un paio di Udc, ma anche in questo caso non dovrebbe staccarsi alcuno nelle prossime ore. Più complicata la questione Fli. Ieri mattina in Transatlantico Urso passeggiava a braccetto con Altero Matteoli. Nel Pdl sono quattro quelli considerati più possibili. Uno è Gianfranco Paglia, che però ha ripetuto sino all'ossessione che per lui, un militare di carriera, la fedeltà è ancora un valore fondamentale e non se la sente di tradire Fini. Un altro è Carmine Patarino, che pure aveva assicurato una certa disponibilità ma poi si è chiuso in un mutismo indecifrabile. Vicino al ritorno nella maggioranza invece era Carlo Toto che ha opposto una sostanziale incompatibilità politica con i pidiellini d'Abruzzo, donde proviene. Poi c'è il capitolo Andrea Ronchi. Spiega uno dei mediatori: «Per settimane c'abbiamo parlato. Venti volte ha detto che veniva con noi, ventuno ha detto che c'aveva ripensato. Il punto è che abbiamo sempre pensato che se Ronchi tornava sarebbe venuta con lui anche la compagna Giulia Cosenza, anche lei deputata. Ora abbiamo capito che è meglio parlare direttamente con lei».

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