Unicredit pronta a congelare i diritti di voto di Tripoli nel cda
Trai 27 della Ue c'è, infatti, già l'accordo, che dovrebbe essere sancito nel summit di venerdì per estendere il blocco dei beni anche a una lista di investitori libici pubblici e privati che detengono quote azionarie in molte società europee. Nel mirino innanzitutto il fondo sovrano Lybian Investment Authority (Lia), che in Italia controlla quote di Finmeccanica, Juventus e Unicredit. Un portavoce della banca di Piazza Cordusio ieri ha confermato che se «questo fosse confermato i diritti di voto degli azionisti libici in Unicredit verrebbero congelati». Unicredit ha tra i suoi azionisti libici la Banca Centrale Libica e la Lybian Investment Authority con una quota complessiva superiore al 7,5%: la prima detiene infatti il 4,98% per un valore ai prezzi borsa di oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro e la seconda il 2,59%, una partecipazione che vale circa 890 milioni di euro. Nel board di Piazza Cordusio, peraltro, siede come vice presidente, Faraht Omar Bangdara numero uno dell'istituto centrale di Tripoli. Anche se ieri il ministro delle Finanze libico, Abdulhafid Zlitni, ha temporaneamente preso le redini della Banca centrale sostituendo Bengdara, attualmente all'estero. Unicredit è tra l'altro anche azionista con il 10,79% della Banca Ubae, una joint venture a capitale italo-libico controllata con il 67,5% dalla Lybian Foreign Bank, tra i soggetti, riconducibili al clan Gheddafi e che rischiano il congelamento da parte dell'Ue. Nell'azionariato dell'istituto che ha sede a Tripoli figurano anche Telecom (1,8%), Intesa SanPaolo (1,8%), Mps (3,67%) e il gruppo Eni (5,39%). Il fondo sovrano è anche intrecciato via-Francia a Fininvest: la Lia, attraverso la società Lafi Trade, è presente con il 10% in Quinta Communications S.A., società controllata al 68% dal finanziere franco tunisino Tarak Ben Ammar e in cui è presente anche Fininvest, con una quota del 22%. Intanto l'eventuale sterilizzazione delle quote libiche non preoccupa Piazza Affari. «Dal nostro punto di vista - ha spiegato l'ad di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi - non ci sono riflessi particolari, è un aspetto che va a toccare il flottante di una società». Fil.Cal.