Sinistre polemiche sul biotestamento
Due pregiudiziali di costituzionalità, 14 ore di discussione e 24 interventi previsti prima di passare all'esame degli articoli: sono questi i numeri del primo giorno in Aula alla Camera per la legge sul testamento biologico, avviato fra polemiche accese e un lungo sit-in dei radicali di fronte a Montecitorio. Ferma l'opposizione sul no secco all'impianto della legge che per l'ex ministro Umberto Veronesi, «è meglio che non passi e che rimanga affossato per sempre. Perché è meglio non avere alcuna legge che avere una legge sbagliata e cattiva». Per l'oncologo la norma è «anticostituzionale, perché l'autodeterminazione è un diritto di tutte le persone in un paese civile. Quindi essere costretti a subire un trattamento non voluto è contro la legge». E ieri Idv e I Radicali eletti nel Pd hanno presentato nell'Aula della Camera due pregiudiziali di costituzionalità. I documenti verranno votati prima di passare all'esame degli articoli, presumibilmente in aprile. Il Pd ha preannunciato che presenterà una richiesta di sospensiva, mentre l'Udc presenterà alcuni emendamenti; Fli ha annunciato un emendamento unico sostitutivo dell'intero testo di legge e il Pdl non ha escluso la presentazione di alcuni emendamenti correttivi. Ma il governo, in particolare attraverso il ministro Maurizio Sacconi e il sottosegretario Eugenia Roccella, difendono il testo, auspicandone una rapida approvazione. «Sarebbe un errore rinviarla in commissione perché equivarrebbe a far morire il processo legislativo», ha detto il ministro a Bruxelles, a margine del Consiglio Ue dei ministri del lavoro. Secondo Sacconi, «ci sono tutte le condizioni perché in aula si discuta dei problemi che ancora si ritengono aperti» e perché «l'aula su di essi si pronunci liberamente». «Non è certo abbandonando questo processo che si affrontano e si risolvono i problemi degni di ulteriore definizione», ha aggiunto Sacconi. «Ancora una volta bisogna stabilire se la legge la debba fare il Parlamento votato dagli elettori, o se la decisione sulla vita e la morte delle persone vada affidata ai tribunali», ha rincarato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. «Come partito e come cristiano vorrei che ogni persona fosse lasciata libera di decidere quando deve chiudere gli occhi e affidarsi al buon Dio e di non vivere quando non vive piu», ha detto Antonio Di Piero esprimendo la posizione dell'Idv, mentre per il presidente del Pd, Rosy Bindi, «non devono imporre a maggioranza» un'idea sul fine vita, «ma mettermi nelle condizioni di scegliere. Questo deve fare la politica». Al grido di «aguzzini con i sondini» e «no allo Stato bioetico» i Radicali hanno invece iniziato ieri mattina, davanti a Montecitorio, il loro sit-in di protesta, accompagnato da una maratona oratoria con i loro principali esponenti. Ma fuori dal Parlamento un appello è arrivato dall'associazione dei medici cattolici italiani che chiedono di evitare una «contrapposizione ideologica» che opponga «fautori della vita a chi sembrerebbe ad essa contrario», sottolineando tra l'altro come la questione sia spesso affrontata assumendo «lo "stato vegetativo permanente" a paradigma interpretativo della questione». Una serie di circostanze che non permettono un «confronto sereno».