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Proteste in Arabia: a rischio la stabilità del regno

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.Un pericolo reale tanto che il governo ha ribadito appena due giorni fa il divieto assoluto per qualsiasi forma di manifestazione. Nei giorni scorsi a scendere in piazza ci ha provato la minoranza sciita in segno di solidarietà con i correligionari del Bahrain. Ci sono stati diversi arresti tra gli attivisti e venerdì è stato arrestato anche un clerico che durante il sermone aveva rivendicato il diritto a una società più equa. Gli sciiti in Arabia Saudita sono circa due milioni e da sempre l'Iran sfrutta il loro malcontento per destabilizzare il potente regno saudita. Non bastasse, da giorni sui social network si rimbalzano gli inviti a partecipare a una «giornata della collera» venerdì 11 marzo. Le adesioni sono state subito centinaia nonostante l'attività di controllo della polizia saudita. E ieri si è avuto una anticipo di quello che potrà accadere. Sparute proteste si sono innescate a Taif, a Medina, a Gedda e in altri villaggi del sud, regione questa particolarmente ostile alla dinastia al potere. Le notizie sui disordini sono censurati. La BBc, nell'edizione in lingua araba, ha riferito di proteste nelle città sciite. Dopo questi servizi rilanciati dal satellite, le autorità di Riad hanno parzialmente bloccato il web. La popolazione è molto giovane, l'età media è intorno ai 26 anni, mentre i dirigenti sauditi a cominciare dal re e dai ministri sono tutti molto anziani. Anche a Riad la corruzione è diffusa e le rivolte in Tunisia e Egitto hanno motivato i giovani di Gedda e Riad. Reclamano diritti e soprattutto una più equa distribuzione dei profitti del petrolio. Vogliono pari dignità per le donne. Chiedono riforme politiche e la loro rabbia cresce con il crescere delle restrizioni imposte dalla polizia religiosa. Dopo le prime proteste il principe Talal bin Abdel Aziz, fratellastro del re, ha invitato il monarca a venire incontro alle richieste che vengono dal popolo «altrimenti il Paese si troverà in grave pericolo». È a rischio la sua stabilità. Il re ha promesso 35 miliardi di stanziamenti. Una promssa che non è stat sufficiente a fermare il tam tam della rabbia giovanile.

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