A Napoli meglio non votare più
Caro direttore, forse è il caso di sospendere le elezioni amministrative a Napoli: lasciare che si svolgano potrebbe essere molto pericoloso per la democrazia. I partiti, tutti i partiti, chiamati a sfide decisive, hanno dimostrato di non esserne all’altezza. Nel corso delle primarie del Pd è successo di tutto e la consultazione è naufragata in un mare di denunce incrociate tra i vari candidati, che si sono rinfacciati l'un l'altro ogni tipo di irregolarità, se non addirittura di illegalità. Eppure, il Pd di Napoli sarebbe il partito del presidente della Repubblica, nella città del presidente della Repubblica. Uno pensa: è il Pd che è incapace. Ma non è così, perché lo stesso partito ha organizzato le primarie per la scelta del candidato sindaco ovunque, da Torino a Bologna, senza che ci sia stata la benché minima contestazione. È dunque la sinistra partenopea l'unica a dare il peggio di sé. Dopo diciotto anni di governo ininterrotto della città, il bilancio è fallimentare su tutti i fronti. Allora uno pensa: vabbè, vediamo il centrodestra che cosa sa fare. L'attuale opposizione al Comune di Napoli ha raccolto le firme per sfiduciare il sindaco Rosa Russo Iervolino. Atto di per sé inutile, considerato che comunque si vota tra due mesi. Presi da un moto di sdegno, sobillati da un impeto d'orgoglio (in ogni caso tardivo), i consiglieri di destra hanno deciso di dimettersi. Trenta più uno, la maggioranza. Dunque, scioglimento del consiglio comunale. Ma con un leggero disguido: il prefetto s'è accorto che, nel rassegnare il loro mandato, i consiglieri dell'opposizione hanno commesso alcuni errori formali e dunque la loro iniziativa è nulla. Se questi qua non sanno nemmeno dimettersi, come si può pensare che possano governare una città? Una Capitale? All'orizzonte, non si intravedono uomini in grado di intraprendere quella che s'annuncia come un'impresa impossibile: risollevare Napoli. Tantomeno ci sono progetti, piani, idee. Eppure Napoli non è morta. Al contrario. La sua vitalità è esplosiva, come raramente in passato. L'attore più celebrato del momento, l'immagine del cinema italiano, Toni Servillo, è napoletano e ha scelto di continuare a vivere all'ombra del Vesuvio. Appena un paio di mesi fa, un regista americano, John Turturro, folgorato dalla canzone napoletana, ha voluto celebrare l'intreccio tra un popolo e la sua musica in un film travolgente, «Passione». Nella pellicola spiccano una strepitosa Pietra Montecorvino e un interessante Giovanni Cosmo Parlato. Da «Passione» alla passione per il Napoli, una squadra di calcio, caso raro in Europa, che s'immedesima con la sua stessa città sebbene i suoi tre giocatori più forti non siano neppure italiani: l'uruguayano Cavani, lo slovacco Hamsik e l'argentino Lavezzi. Con imprevedibilità e vittorie assurde, sconfitte contro ogni pronostico e cadute nei momenti topici, oggi è più che mai la fotografia della città. Insomma, Napoli è viva. Ha solo un piccolo problema: non è capace di amministrarsi. Non è in grado di assicurarsi i servizi minimi, come la raccolta dei rifiuti. Non è una questione di adesso, il tema è all'ordine del giorno da almeno tre secoli. Ma ha raggiunto livelli inaccettabili. La politica non è più in grado di far da argine alla camorra, che gestisce intere fette di territorio ove solo previa autorizzazione è consentito allo Stato di entrare. Così, è meglio non far svolgere alcun tipo di elezione. Meglio mandare un prefetto con pieni poteri. Primo punto del programma: rispettare il rosso al semaforo. Secondo, mettere il casco. Terzo, ripulire le strade rifacendo i manti stradali. Insomma, riconquistare il territorio. Pezzo dopo pezzo. Serve l'esercito per ristabilire l'ordine pubblico e un massiccio invio di forze dell'ordine. Bisognerebbe pensare di sospendere, almeno per un decennio, alcune libertà costituzionali, a cominciare dalla presunzione di innocenza. Infine, occorre avviare un grande piano di rieducazione civile sui principi fondanti del vivere nel mondo occidentale. Altro che primarie. E lo dico da napoletano.