Sberla di Walter
Il profilo basso degli ultimi tempi, doveva far presagire qualcosa. Per lo meno agli osservatori più attenti del «personaggio». Non una lettera a Repubblica. Non un documento minoritario nella minoranza. Non un parere buttato lì quasi per caso, dotato in realtà della potenza distruttrice di un uragano. Niente. La «punzecchiata» di Walter Veltroni era nell'aria. Ciclica come una multa che per un motivo o per un altro ci si ritrova sulla macchina. Il compagno Walter stavolta sceglie la sua bacheca Facebook per mettere in mutande il suo partito. Per svelarne ancora una volta l'ipocrisia. Il suo «post» della domenica è sulla Libia: «Perché nessuno - scrive l'ex leader del Pd - scende in piazza al fianco dei patrioti libici? Perché era così facile mobilitare giustamente milioni di persone contro Bush e gli americani per la guerra in Iraq e nessuno prova a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi? Oltre ad un piccolo sit in del pd a Roma e ad uno delle associazioni, solo silenzio. Anche le coscienze di tutti noi sono rifluite dal mondo al "nostro giardino"?». Applausi. Veltroni riesce a rimproverare ai suoi quel che nessun altro - neanche la maggioranza - aveva avuto il coraggio di rimproverare, data la delicatezza della situazione e l'eterogeneità degli interessi in gioco. Walter - è risaputo - non ha peli sulla lingua. Soprattutto quando si tratta di diritti umani. Della «sua» Africa. «Cedere all'egoismo e lasciare soli coloro che si battono, forse in modo confuso e contraddittorio, per la libertà - prosegue - non è da noi. Perché i partiti democratici, i sindacati, le associazioni di massa non promuovono una grande manifestazione e una campagna di solidarietà? Il destino di quella parte del mondo, lo ripeto, dipenderà anche dal grado di vicinanza che sapremo garantire a chi si batte contro le dittature. Se non ora quando?», conclude, facendo riferimento allo slogan scelto dalle donne per la manifestazione del 13 febbraio scorso. La libertà è libertà, spiega Veltroni. Chi la difende, chi lotta per essa, deve farlo in ogni angolo del pianeta. L'ex segretario del Pd, però, non si smentisce mai. Con i libici? «Sì, perché nei confronti della Libia c'è un'inaccettabile disinteresse del mondo», risponde al Tg3. Che si intervenga militarmente, allora, in difesa del popolo oppresso dal Raìs? Beh, questo «no». «L'esito di questa vicenda complessa - spiega - dipende per larga parte dal modo in cui l'Occidente e l'Europa svolgeranno la loro parte». L'indecisione del «personaggio» torna così con l'essere bersaglio dell'altrui ironia. «Ma Veltroni non doveva andare in Africa?», commenta il senatore Marco Perduca, co-vicepresidente del Partito Radicale Nonviolento, commentando le parole dell'ex leader del Pd sulla Libia. «La memoria di Veltroni - spiega - deve essere aiutata: anni fa ci aveva annunciato che per l'amore dei diritti umani si sarebbe trasferito in Africa; due anni fa si dimenticò di segnalare che Gheddafi era un dittatore che affamava il suo popolo africano, oggi si lamenta della mancanza di manifestazioni a sostegno dell'opposizione al Colonnello - quando per primi due settimane fa di ritorno dal 39esimo Congresso, i Radicali, con militanti anti-schiavisti mauritani, chiedevano a Parlamento e Governo di sospendere il patto del regime italiano con quello libico. Possibile che la memoria sia corta? Oppure si tratta di rimozioni? È chiaro che la piazza pacifista non può scendere accanto di chi oggi chiede la no fly zone per evitare di essere sterminata, si tratta pur sempre di azione militare che vedrebbe negli yankee il regista principale. Errare - conclude - è umano, e molti compagni del Pd nel seguire l'ordine di scuderia di D'Alema quando andava ratificato il trattato si son fatti trarre in inganno, ma che l'ex segretario di quel partito perseveri...». Ecco qua. Ci risiamo. Veltroni dice una cosa e i suoi ne dicono - o comunque non ne negano - un'altra. Il compagno Walter, di nuovo in minoranza, si potrà consolare con Marco Follini: «Condivido l'appello per una mobilitazione popolare per la Libia. In passato la nostra generazione per molto meno ha protestato molto di più» D'accordo con l'ex leader del Pd anche Enrico Gasbarra: «Giusta l'incitazione di Walter Veltroni al popolo democratico. Muoviamoci per fare ed essere la differenza nella politica nazionale e internazionale». Basteranno tre nomi per firmare un documento?