Berlusconi sfida i pm

Silvio Berlusconi andrà in Aula. Stanco di chi lo ha sempre accusato di difendersi «dai processi» e non «nei processi», il premier scende in campo, sfidando i giudici nel loro territorio. Basta scudi, leggine o exit strategy a volte così complicate da essere controproducenti. I sondaggi - e sono 17 anni che il Cav concede a loro l'ultima parola - parlano chiaro. Gli italiani vogliono che si difenda in Aula. Che smascheri, udienza dopo udienza, la «battaglia ad personam» dei pm milanesi. «Svelerò il complotto che c'è dietro ogni accusa», confida ai suoi. A Niccolò Ghedini, spetta così il compito di concordare con il tribunale di Milano - per quanto possibile - un calendario dei processi che sia compatibile con i numerosi impegni istituzionali di un presidente del Consiglio. «Abbiamo proposto al tribunale di bloccare il lunedì. Da noi è arrivato un notevole sforzo collaborativo ed è il massimo che si può pretendere da un presidente del consiglio», spiega il legale del premier dopo aver incontrato Livia Pomodoro, presidente del palazzo di Giustizia meneghino. L'idea è quella eventualmente di un dibattimento e un'udienza preliminare in un solo giorno: «Bisognerà vedere se si potranno incastrare due udienze per il lunedì, anche se è difficile», ammette. Ma se da un lato lo scopo della difesa è arrivare a coordinare gli impegni giudiziari con quelli di governo, dall'altro ci sono le esigenze di giustizia. Non è escluso che i giudici chiedano alla difesa di aggiungere anche il sabato, giorno in cui, a dire di Ghedini, c'è quasi sempre un impegno e che eventualmente si può utilizzare «in casi eccezionali». Sistemata una volta per tutte - si spera - la «via crucis» elettorale, Berlusconi torna all'attacco. Il Cav si sente in campagna elettorale e in vista delle imminenti amministrative rispolvera il suo copione di maggior successo: attacca la sinistra, difende l'operato del governo, accusa i finiani, rilancia sulla scuola - strizzando l'occhio ai docenti, ma anche ai cattolici - sul fisco, sul piano casa e, naturalmente, sulla giustizia. Nel messaggio di saluto alla conferenza delle donne del Pdl si dedica all'opposizione: «La sinistra cerca di ottenere con scorciatoie mediatico-giudiziarie quello che non riesce a ottenere nelle urne». Poi, nel pomeriggio, interviene in collegamento telefonico con un'iniziativa del Pdl ad Avezzano. La classica «Meno male che Silvio c'é» apre il collegamento, tra applausi scroscianti. «Stiamo uniti, abbiate fiducia nel Governo, la maggioranza è autosufficiente e coesa», esordisce il Premier. La sala stracolma è già stata scaldata da Angelino Alfano, che poco prima ha annunciato la presentazione della riforma della giustizia in Consiglio dei ministri. «Sarà una riforma epocale», sfrutta l'assist Berlusconi. Csm, separazione delle carriere e responsabilità dei giudici i «tre cardini della riforma», che siccome «è costituzionale - spiega Alfano - richiede tempi lunghi e quindi non è fatta per Berlusconi». Il Cav insiste poi sul nucleare, («l'unica alternativa possibile a petrolio e gas») e ribadisce la necessità di riformare le intercettazioni, «perfezionando» il testo varato dal Senato. «Non ci saranno elezioni anticipate - assicura - perché sarebbero un danno per il Paese», ma anche perché «i sondaggi ci danno come Pdl al 30,6% e quindi andiamo avanti». Anzi «alle amministrative avremo ottimi risultati». Alla platea lancia segnali «forti». Come sulla scuola, per sottolineare di non averla mai attaccata, ma di aver semplicemente difeso il diritto delle famiglie cattoliche meno abbienti ad avere un «buono» per la scuola privata, ribadendo tuttavia che gli insegnanti «svolgono un ruolo fondamentale» e hanno uno stipendio «assolutamente inadeguato». Ma anche sul fisco, sottolineando che una riforma tributaria è necessaria «perché ci sono leggi che rialgono a 40 anni fa». Segue un attacco all'opposizione, «questa palla al piede della sinistra che si inventa di tutto», anche «un mio attacco alle istituzioni, cosa falsa», perché «sono io a subire attacchi senza soluzione di continuità da 17 anni». E adesso il Cav si è messo in testa di dimostrarlo.