Aiuti italiani via aria e via mare
Quasi duecentomila in fuga. Sono oltre 191.000 le persone che cercano scampo dalle violenze. Decine di migliaia sono dirette verso la frontiera egiziana. Un esodo di massa dalla Libia quantificato ieri dall'Onu. La Ue, inoltre, fa sapere che dal 21 febbraio al tre marzo in 96.963 hanno attraversato il confine con la Tunisia. Per quanto riguarda gli europei nel Paese di Gheddafi, sono circa 1200. E 127 vogliono rientrare in patria. È il quadro drammatico in cui si svolgeranno le missioni umanitarie italiane, che ieri finalmente sono partite anche se con circa trenta ore di ritardo rispetto agli annunci ufficiali. Ignazio La Russa ha riferito che «in attuazione di quanto deciso in sede di Consiglio dei Ministri a sostegno dell'emergenza umanitaria in atto sulla sponda Sud del Mediterraneo, al fine di concorrere all'evacuazione e supporto ai profughi presenti al campo di Djerba in Tunisia, il ministero dlela Difesa ha disposto il dispiegamento di assetti aerei e navali». Venerdì, ha continuato il ministro, «sono stati rimpatriati circa 90 egiziani a bordo di un velivolo C-130 dell'Aeronautica Militare» mentre ieri, «a seguito di una richiesta del governo del Mali, un secondo C-130» ha assicurato il rientro di ulteriori profughi da Djerba a Bamako. «Poi lo stesso velivolo atterrerà a Djerba per trasferire ulteriori profughi in Egitto per poi fare rientro a Djerba, dove permarrà per assicurare ulteriori future evacuazioni, garantendo una maggiore prontezza operativa sul territorio», ha concluso La Russa. Sempre ieri, il titolare della Farnesina ha fatto il punto sull'impegno del nostro Paese. «Abbiamo già mandato tremila kit sanitari negli ospedali di Bengasi e in Cirenaica. Non appena saranno di nuovo operativi gli aeroporti di Bengasi e Misurata - ha detto Franco Frattini - manderemo un volo umanitario per portare sangue per le trasfusioni, medicinali e assistenza medica, che è ciò che ci è stato chiesto. E soprattutto abbiamo avviato la missione umanitaria al confine con la Tunisia, che nasce da circostanze di fatto ma anche da esplicita richiesta dei governi tunisino ed egiziano». Sugli italiani rimasti in Libia, Frattini ha precisato: «Inizialmente avevamo lì 1.500 connazionali e ne sono rientrati 1.400, cioè tutti quelli che lo hanno richiesto. Gli altri 100 hanno ritenuto di rimanere. Assieme agli italiani abbiamo rimpatriato, nei rispettivi Paesi, circa 600 stranieri». La nave «Libra», scortata dalla nave «Bettica», ha levato le ancore poco prima delle 18 dal porto di catania alla volta di Bengasi, dove arriverà lunedì dopo un viaggio di circa trenta ore. A bordo 25 tonnellate di materiale: 5 di latte, altrettante di riso, 4 mila coperte, generatori di corrente, potabilizzatori d'acqua, 40 kit medicinali (con paracetamolo, antibiotici, garze, sapone e forbici). Nelle casse di legno, con tanto di tricolore e scritta «dono del governo italiano», anche 469 tende e ripari da campo. Il pattugliatore della Marina militare è armato di un cannone e quattro mitragliatrici e dell'equipaggio fanno parte anche cinque uomini del battaglione San Marco. Sulla libra c'è un team sanitario, composto dal dottor Vittorio Lenzi e da un infermiere. Sarebbero pronte a salpare da Augusta anche le altre navi della Marina, la «San Marco», la «San Giorgio» e la «Mimbelli», che potrebbero scortare il pattugliatore durante il viaggio. E veniamo al rischio di «invasione» della Penisola da parte dei profughi. Come dicevamo, 191.748 persone, principalmente lavoratori immigrati, hanno lasciato la Libia finora, secondo l'Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari Onu (Ocha). Citando i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l'Ocha rende noto che fino a giovedì, 104.275 si sono rifugiate in Tunisia, 85.000 hanno raggiunto l'Egitto e 4.000 sono entrate in Algeria. Ma la presa del controllo dei valichi alla frontiera fra Tunisia e Libia da parte delle forze fedeli a Muammar Gheddafi ha rallentato il flusso di rifugiati. Circa 12.500 persone devono ancora essere evacuate dalla Tunisia, fra cui 10.000 bengalesi, ha precisato l'agenzia dell'Onu basandosi sulle cifre dell'Alto Commissariato per i rifugiati (Unhcr). Ocha ha anche avvertito che 10.000 persone all'interno della Libia tentavano di guadagnare al-Salum alla frontiera egiziana dove dovrebbero arrivare «da qui a tre giorni». Per ora, dunque, nessun progrom biblico verso l'Italia.