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Fini attacca Vespa "Ha la coda di paglia"

Gianfranco Fini a Porta a Porta

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Risposte stizzite, battute velenose, frasi taglienti. Tra Gianfranco Fini e Bruno Vespa ieri sera a «Porta a Porta» più che un dibattito è andato in onda un vero e proprio duello. Giocato in punta di fioretto ed esploso eclatante solo in poche occasioni. Ma la tensione si è avvertita, sotterranea, per tutta la durata del botta e risposta tra il presidente della Camera e il conduttore della trasmissione. Fini non ha l'aria rilassata esibita a «Otto e mezzo» e nell'intervista con Sandro Ruotolo trasmessa ad Annozero. Da «Porta a Porta» mancava da quasi un anno, dal 28 aprile del 2010. E ieri sera, evidentemente, ha dato sfogo a vecchie ruggini. Il breve scambio di battute è iniziato quando Vespa, a proposito del processo breve, gli ha fatto notare che la norma transitoria – bocciata da Gianfranco Fini come «vergognosa» – consente comunque alle parti lese di procedere civilmente. «È noto che lei sia informato su quello che fa Berlusconi» è la risposta, piccata, del leader di Fli. «Non ho alcuna informazione, sono cose che leggo sui giornali così come leggo che le intercettazioni in altri Paesi non sono consentite come qui da noi» replica Bruno Vespa. Ma Fini non molla: «Lei dovrebbe chiedere al presidente Berlusconi, che frequenta, per quale motivo ha detto no alla proposta Bongiorno che andava proprio in questa direzione». Cambiano i temi ma la tensione rimane. Il leader di Fli critica Berlusconi e i media sul «Piano per il Sud» «che non ha avuto alcun effetto», e Vespa risponde che la sua trasmissione ha mandato in onda più di un servizio su quell'argomento. Il commento di Fini è, ancora una volta, velenoso: «Ho parlato di altri, non abbia la coda di paglia». Si passa a parlare delle prossime elezioni amministrative e riesplode la polemica: «Lei offende la mia intelligenza», commenta Fini alla domanda se avrà qualche preclusione su candidati sindaci del Pdl. «Questo mi fa piacere», è la chiosa del conduttore. Il confronto è serrato e tocca tutti i punti «dolenti» del presidente della camera. A cominciare dalla richiesta di dimissioni proprio da quella carica perché coinvolto nella vicenda della casa di Montecarlo. Fini fa spalluce e spiega che ad andarsene non ci pensa proprio. «Se si invocano i precedenti di dimissioni – risponde – sa quanti uomini politici si sono dimessi nel momento in cui sono stati coinvolti in vicende giudiziarie?». Il gip deciderà sulla richiesta di archiviazione a breve e il leader di Fli è sicuro di uscire dalla vicenda pulito. «Fra qualche giorno – spiega – si pronuncia in via definitiva la magistratura e ci sarà la parola fine anche a questa storia». Ma si pente di aver promesso di dimettersi – gli chiede ancora Vespa – se la casa di Montecarlo si fosse rivelata di proprietà di suo cognato? Secca la risposta: «Assolutamente no». L'altro tema «caldo» e il conflitto di attribuzione sul caso Ruby. Il voto di Fini potrebbe essere decisivo nell'ufficio di presidenza ma il leader di Fli assicura che non si pronuncerà: «Il mio personale parere non sarà espresso perché tutti sanno che il presidente della Camera non vota». C'è spazio anche per una polemica con Umberto Bossi – «È lui il vero premier» – e il solito attacco al Cavaliere: «Berlusconi è bravo ad illudere la gente e ha bisogno sempre di un nemico: una volta sono i magistrati, un'altra volta sono i comunisti. I prossimi nemici magari saranno gli alieni...». E a proposito di Lega il presidente della Camera spiega che ormai non ci saranno più elezioni perché sono stati allungati i tempi per l'approvazione del federalismo: «Ieri è stata presa la decisione saggia di chiedere quattro mesi in più. È una decisione che allunga la legislatura: Non si voterà più quest'anno». Che in realtà è anche quello che vuole Gianfranco Fini perché sa che in questo momento il suo partito non è ancora pronto ad affrontare un confronto elettorale.

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