"L'unico con le idee chiare è Gheddafi"
Lo storico Angelo Del Boca con i suoi libri ha raccontato gli aspetti più feroci del colonialismo italiano e oggi, meglio di altri, conosce qual è la situazione a Tripoli e dintorni. Gheddafi continua a resistere e, nonostante abbia poche chance di rovesciare la situazione, si sta dimostrando un avversario temibile. Professor Del Boca, il consiglio dei ministri ha approvato la missione italiana per far fronte alla emergenza umanitaria in Libia e Tunisia. «Nel caso tunisino mi sembra una decisione positiva, abbiamo visto immagini terribili dai campi profughi in territorio tunisino. Ma bisogna far presto. Sulla Libia ci andrei più cauto, la situazione è costantemente in movimento». Sembrava che le tribù sulle montagne intorno a Tripoli fossero pronte a «calare» sulla capitale e invece... «Le mie fonti sulle montagne dicono che le tribù non hanno ancora armi a sufficienza». Gheddafi non è finito anche se lo davano per spacciato. «In giro vedo molta velleità, soprattutto da parte occidentale. Paradossalmente, l'unico con le idee chiare mi sembra proprio il Colonnello». Lo hanno dipinto come un matto ma non lo è «È tutto meno che folle. Ogni sua mossa è ragionata. Ieri ha attaccato l'Italia di Berlusconi, domani toccherà agli Stati Uniti o a qualcun altro. Ogni sua mossa è ben pensata». Come la riconquista di Brega? «La Sirtica è decisiva per riprendersi i pozzi petroliferi. Per questo Gheddafi ha usato anche l'aviazione militare». La situazione sul terreno potrebbe rovesciarsi? «Gheddafi è riuscito a cambiare due ministri, è ancora in sella con i suoi figli, e si sta riprendendo. Ma ormai la Cirenaica è persa e credo che non sarà facile contenere anche la Sirtica». Nei giorni scorsi abbiamo visto sventolare alcune bandiere della monarchia. «L'ho detto dal primo giorno. La Senussia è stata sempre fortissima in Cirenaica. Quelle bandiere testimoniano di una nostalgia per il periodo dell'Indipendenza, quando nel '51 gli inglesi misero al potere Re Idris. Oggi i nipoti di Idris, che vivono in Svizzera, si sono fatti avanti». Le sembra uno scenario verosimile? «Il ricordo della monarchia c'è ma è improbabile che ritorni». Resta l'ipotesi dell'intervento americano. «Tutto è possibile ma è molto meglio usare la prudenza. A meno che Gheddafi non usi la violenza contro i civili. Tutto sommato, per adesso il Colonnello ha ordinato delle operazioni militari utili a riprendere il controllo dei pozzi petroliferi, non ha lanciato missili contro i suoi nemici...come fece contro Lampedusa...». Non le sembra che il presidente Obama sia troppo incerto? «Anche lui fa bene ad essere prudente. Il segretario di stato Clinton ha detto chiaramente che gli americani non vogliono un'altra Somalia. Gli Usa stanno vivendo una serie di problemi interni, di natura economica e politica, e questo influenza anche le loro decisioni in politica estera». Gli Usa si trovano di fronte un avversario molto diverso da Mubarak o Ben Alì «Gheddafi è un osso duro. Un militare capace. Forse oggi, a 69 anni suonati, è un po' frusto, ma come ho già detto dai discorsi che fa non è per niente inconsapevole. Pesa bene le parole e sta seguendo una strategia». Possiamo salvare qualcosa del personaggio Gheddafi? «Quando fece il colpo di stato nel '69 era un bellissimo ragazzo di 27 anni, un capitano pieno di talento e capacità. Riuscì a prendere il potere senza spargimenti di sangue e in un solo anno cacciò via le basi militari inglesi e quel che restava dei colonizzatori italiani. Da un coacervo di 130 tribù ha creato uno stato unitario. Gheddafi, in un certo senso, ha “fatto” la Libia».