Italiani al voto il 15 e 16 maggio
Non ci sarà l'election day: i quattro referendum, tra cui quelli sull'acqua pubblica, il nucleare e il legittimo impedimento, non si terranno insieme alle elezioni amministrative, fissate il 15 e 16 maggio (con eventuali secondi turni il 29 e 30), ma probabilmente un mese dopo. Ma l'annuncio fatto ieri dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, che intende proporre al Consiglio dei ministri la data del 12 giugno, scatena proteste e malumori nelle opposizioni, che parlano di «truffa», di un governo che «teme il voto popolare» e, non ultimo, di inutili «sprechi». Il titolare del Viminale esclude che la consultazione possa svolgersi insieme al voto locale, perché tenere separate le due consultazioni «è una tradizione». E sottolinea che «così è stato fatto anche l'ultima volta con le Europee». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani convoca una conferenza stampa per rilevare come il mancato accorpamento delle diverse consultazioni «porterà ad uno spreco di 300 milioni» che la Lega di Bossi «dovrà spiegare al Nord«». Il Carroccio che «è così risparmiosa sulla festa del Tricolore del 17 marzo - incalza il leader dei Democratici - ora non lo è più sul referendum». In realtà si fa notare dal Viminale, quelle offerte dai Democratici sono «cifre esagerate» visto che, se ci fosse l'accorpamento con il primo turno delle amministrative, il risparmio sarebbe di circa 50 milioni di euro, mentre se l'accorpamento avvenisse con ballottaggio, sarebbe assolutamente irrisorio. In ogni caso il capogruppo del Pd alla Camera Dario Francescani ha presentato a Montecitorio una mozione per far svolgere il referendum sul legittimo impedimento lo stesso giorno delle amministrative e il testo sarà discusso dalla Camera durante la prossima settimana. Oltre allo «sperpero vergognoso» di 300 milioni di «denaro pubblico», per il portavoce della Federazione della Sinistra Oliviero Diliberto il diniego dell'esecutivo all'election day è un «chiaro tentativo di disperdere la partecipazione dei cittadini al voto». Non la pensa diversamente l'Udc Renzo Lusetti che dietro alla scelta del governo vede un motivo «del tutto politico», ovvero l'intenzione di «affossare uno strumento democratico già di per sé in declino», fissando la data «in estate», con l'intento «di scoraggiare i cittadini». Nichi Vendola parla di tentativo di «censurare la possibilità che gli italiani possano esprimere la propria opinione sul nucleare». Per il leader di Sel, il governo non vuole neppure «far sapere che intende privatizzare la gestione dell'acqua e abolire il legittimo impedimento». Governo e maggioranza «hanno paura», è l'opinione del leader dei Verdi Angelo Bonelli, «che ci sia una valanga di sì». E Di Pietro, promette di non mollare. «Saremo presenti - annuncia il portavoce Idv Leoluca Orlando - in tutte le principali piazze italiane con banchetti e gazebo» per spiegare ai cittadini «le ragioni della campagna referendaria per abolire il legittimo impedimento scongiurare la privatizzazione dell'acqua e il ritorno al nucleare».