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Talk show a targhe alterne

Santoro, Floris e Vianello, conduttori televisivi Rai

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È inopportuno che sia il premier Berlusconi a decidere se prorogare o meno il divieto di incroci proprietari tra stampa e tv oltre il 31 marzo 2011, come prevede il decreto milleproroghe. L'altolà arriva dall'Antitrust, che in una segnalazione allo stesso presidente del Consiglio e ai presidenti della Camera Gianfranco Fini e del Senato Renato Schifani invita a modificare la norma, sottraendo alle competenze di Berlusconi la disciplina del divieto incroci.   In caso contrario, l'Autorità non potrà fare a meno di aprire un'istruttoria in base alla legge sul conflitto di interessi. Nessun commento ufficiale arriva dal governo e da Palazzo Chigi, ma da ambienti della maggioranza si fa notare che è stato rispettato lo spirito delle richieste del Quirinale, in direzione di un ritorno, in generale, al testo originario del milleproroghe. Dopo lo stop del Colle e la presentazione del maxiemendamento governativo, l'ultima versione del decreto ha riportato al 31 marzo la proroga del divieto di incroci, che in un primo momento era stato allungato al 31 dicembre 2012 con un emendamento del Pdl in commissione Bilancio e Affari costituzionali al Senato. Al momento, dunque, dal primo aprile i soggetti che possiedono più di una rete televisiva potranno acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani: e l'opposizione da settimane paventa la scalata di Mediaset al Corriere della Sera. Lo stesso milleproroghe, però, prevede che spetti al premier la facoltà di stabilire, con proprio decreto, di concerto con il ministro dell'Economia, l'ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2011. Ed è proprio su questo aspetto che si appuntano le critiche dell'Antitrust, che invita a cambiare la disposizione del milleproroghe (appena diventato legge), sottraendo il potere discrezionale al premier, con una norma parlamentare o con un decreto legge. Altrimenti l'adozione o anche la mancata adozione dell'atto di proroga, pur senza rappresentare automaticamente una fattispecie di conflitto di interessi - avverte il Garante della concorrenza - dovranno essere valutati «per verificare l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del presidente del Consiglio e il danno per l'interesse pubblico». Intanto è scontro sulla Rai. L'alternanza di settimana in settimana tra conduttori di talk show, con diversa formazione culturale, che vanno in onda nelle fasce migliori del palinsesto è prevista nel nuovo testo di atto di indirizzo sul pluralismo presentato dal Pdl. Il relatore di maggioranza Alessio Butti (nella foto), nell'illustrare in Vigilanza la bozza rielaborata, ha spiegato che l'occupare sempre le serate di martedì e il giovedì «è diventata una rendita a vantaggio di alcuni conduttori». «Tenuto conto dell'attuale distribuzione, durante la settimana, delle diverse tipologie di trasmissioni - si legge nel testo depositato da Butti - che concentrano nella prima serata del martedì e del giovedì i programmi più importanti di approfondimento politico, onde evitare il determinarsi di una evidente posizione dominante da parte di alcuni operatori dell'informazione rispetto ad altri, la Rai valuti l'opportunità di sperimentare l'apertura di altri spazi informativi e/o di approfondimento affidati ad altri conduttori, da posizionare negli stessi giorni (martedì e giovedì), alla stessa ora (prima serata), sulle stesse reti e con le stesse risorse esistenti secondo una equilibrata alternanza settimanale».

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