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"La sinistra vuole il Bunga Bunga"

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Silvio Berlusconi

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A ruota libera. Senza freni. Al punto che anche Gianni Letta, seduto alla sua destra, è costretto a prendere la parola, a tenergli la mano, il braccio nell'intento o forse nella speranza di frenarlo, prova ad anticiparlo per evitare che ne combini un'altra. Tutto inutile. Silvio Berlusconi va avanti come un treno nel corso della conferenza stampa per presentare la fondazione Zeffirelli a palazzo Chigi. E che sia la giornata in cui intende dismettere il linguaggio diplomatico lo si capisce già dall'inizio: «Ad ascoltare me ci sono sempre due gatti». Se la prende con il cronista dell'Unità e, ricordando una scena che gli è capitata poco prima nell'aula di Montecitorio, ironizza: «Lei sa che anche la sinistra voleva venire al bunga bunga, che vuol dire: andiamo a divertirci, a ballare, a berci qualcosa. Anche la sinistra è stata conquistata da questo mio modo di vivere. Oggi sono entrato in Parlamento e anche la sinistra mi ha detto che voleva venire a fare il bunga bunga... In coro mi hanno accolto al grido "bunga bunga"». E dire che fino a poco prima era stato a mediare con le donne. Le sue donne. Daniela Santanchè voleva organizzare una manifestazione di piazza di risposta a quella della sinistra del 13 febbraio. Ma le deputate del Pdl hanno frenato. Sicuramente influiscono anche vecchi dissapori che risalgono a quando l'attuale capo del dipartimento pari opportunità del Pdl, Barbara Saltamartini, prese la guida dello stesso ufficio ma di An quando a lasciarlo fu la Santanchè. Comunque, il Pdl preferisce alla piazza (e al sottosegretario al Programma) una giornata di studio, il 5 marzo, sull'occupazione femminile. Che avrà, paradossalmente, come principale ospite un uomo, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che sarà preceduto - non si sa bene a quale titolo - dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Berlusconi da giorni sta provando a mediare. La Santanchè non conferma nulla, smentisce la piazza e sibillinamente chiosa: «Mi sono data una regola di vita, non farò mai una polemica con un'altra donna». La mediazione del Cav fallisce ieri mattina quando incontra le deputate pidielline che sono irremovibili nel preferire la giornata di studio a ridosso dell'8 marzo, che si terrà a Roma. Berlusconi teme l'ondata sulle donne, ha paura che l'offensiva mediatica possa avere un riflesso nei sondaggi e tutto sommato anche preferisce una giornata di riflessione anche per dare un'immagine diversa delle donne del Pdl. Racconta alle parlamentari: «La telefonata in questura per Ruby? Sarei venuto meno ai miei doveri se non avessi chiamato quella sera in Questura a Milano». Si sfoga sulla persecuzione giudiziaria: «Ho speso 340 milioni di euro in avvocati, calcolate che Mondadori ne vale 360...». Ma il vero pallino del premier è Fini. Quando ha letto l'intervista del presidente della Camera all'Espresso, Silvio è trasecolato. «È incredibile, frena l'azione del governo. Dice cose inaccettabil, solo che a lui la fanno passare sempre liscia e a me mi contestano pure le virgole». Così in Aula Cicchitto ha preso a contestare Fini. Non è che il primo atto, seguirà forse una raccolta di firme di deputati per «sfiduciare» il principale inquilino di Montecitorio. Il premier si attende un intervento del presidente della Repubblica. Altrimenti scatenerà l'inferno.

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