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«Adesso stop ai personalismi»

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PierLuigi Bersani chiude così il festival Manifutura a Bologna. I temi sono quelli di economia, crisi e necessità di politiche industriali. Ma il governo Berlusconi è l'orizzonte in cui ci si muove: e così, dopo che Romano Prodi e l'ex commissario Ue Gunter Verheugen poco prima avevano parlato del bisogno di investimenti stranieri in Italia, Bersani è caustico: «Siamo su tutti i carri di carnevale del mondo, di cosa stiamo parlando?». Per Bersani, che però non nomina il caso Ruby, a bloccare tutto è «il meccanismo personalistico, impotente a prendere decisioni sulle riforme» e che «si avvita tra sondaggi e annunci ma non si prende la briga di disturbare qualcuno con le riforme». Per il segretario Pd non è una questione «di destra o sinistra» ma «un problema nazionale che dobbiamo assolutamente risolvere. E chi tace adesso non so come potrà parlare dopo». In platea Prodi, a margine, è ancor più duro con chi gli chiede un giudizio sull'Italia nella crisi: «Per ora siamo l'ultima ruota del carro, il più lento tra i grandi Paesi. Speriamo - aggiunge - di cambiare rotta». Il rischio, sennò, è di riagganciare il livello del Pil pre-crisi solo nel 2015. Manca una politica industriale e il caso Fiat ne è una prova. Sul tavolo anche il nord Africa. Su cui Prodi e Bersani si muovono all'unisono. È dispiaciuto, l'ex premier, del fatto che si usi il tema profughi «come una specie di grande allarme che in qualche modo aiuta per la politica interna». Per il segretario Pd, che come il Professore rimarca la necessità di una politica europea del Mediterraneo, «viene tirato fuori dal nostro Governo il rischio di estremismo islamico» ma questo «può prosperare solo dentro acrimonia e senso di rivincita di una parte di quelle popolazioni verso occidente e Europa».

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