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Quando il Raìs bombardò Lampedusa

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Moltiresidenti dell'isola di Lampedusa udirono due forti boati. Un'ora più tardi le Autorità statunitensi informarono il ministro della Difesa italiano Giovanni Spadolini che Muammar Gheddafi aveva ordinato il lancio di due missili Scud di fabbricazione sovietica contro l'isola. Ordigni che erano caduti in mare, esplodendo il primo a due km a nord-ovest e il secondo a due km a sud-ovest dalla base di Capo Ponente. La sera precedente all'attacco missilistico, gli Stati Uniti sferrarono tre attacchi aerei sulla Libia, al fine di assassinare il presidente Muammar Gheddafi, nome in codice dell'Operazione fu «El Dorado Canyon». Ventiquattro bombardieri americani attaccarono la capitale libica, Tripoli, e altri sei obiettivi, distruggendo la residenza di Gheddafi. Fu un'operazione decisa dal presidente Ronald Reagan in risposta all'attentato del 5 aprile 1986 alla discoteca «La Belle» di Berlino, frequentata da soldati americani in Germania, con un bilancio di tre morti e 250 feriti. Il presidente libico sfuggì alle bombe, ma tra le vittime dei bombardamenti statunitensi vi furono Hanna Gheddafi, una delle sue figlie adottive di 15 mesi, e decine di civili. Gli aerei statunitensi erano decollati dalla Gran Bretagna e dalle portaerei USS America e USS Coral Sea, che incrociavano nel Golfo della Sirte.

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