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La piazza si mobilita in Arabia

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Sulmondo dell'energia si sta per abbattaere un'altra tegola. Il rischio di una rivolta anche in Arabia Saudita. Nel giorno del ritorno del re, infatti, anche il maggior produttore di pertrolio trova la sua protesta. Dopo tre mesi di «esilio» per malattia, re Abdallah è tornato in Arabia Saudita dopo la convalescenza in Marocco, a causa di due operazioni chirurgiche alla spina dorsale. In occasione del suo rientro in patria, l'86enne sovrano ha annunciato sussidi ai cittadini per 35 miliardi di dollari, tra cui prestiti per gli alloggi e un aumento di stipendio del 15% per gli impiegati pubblici. Misure intese a scongiurare il rischio che l'onda delle rivolte arabe lambisca anche il ricco regno del Golfo, dove tuttavia cominciano a registrarsi alcuni fermenti, come dimostra la manifestazione indetta con un tam-tam su Facebook da centinaia di internauti per l'11 marzo e ribattezzata «il giorno della rabbia». Sono giunti in centinaia ieri avvolti nella tradizionale tunica bianca, a dare il benvenuto all'aeroporto all'anziano re saudita, di ritorno da Casablanca dove aveva trascorso tre mesi di riposo dopo i due interventi subiti a New York alla spina dorsale. Un lungo periodo di soggiorno che aveva alimentato una spirale di indiscrezioni sulla cattiva salute del re, fino alle voci - smentite seccamente dalla casa reale - di un infarto in seguito ad un'animata conversazione telefonica con Barack Obama nei giorni della rivolta egiziana. In concomitanza con il suo rientro, la tv ha reso noto il pacchetto di sussidi da 35 miliardi di dollari voluto dal sovrano per i cittadini. Molte le misure previste, tra cui aiuti ai giovani disoccupati, prestiti per gli alloggi e aumenti di stipendio del 15% per gli impiegati pubblici. Concessa anche la grazia per alcuni detenuti per crimini a carattere finanziario. Nel piano varato dal sovrano non sono, tuttavia, contemplate riforme politiche, come le elezioni municipali e la concessione di maggiori diritti alle donne, chieste a gran voce dall'opposizione. Malgrado l'Arabia Saudita non sia stata ancora lambita dal terremoto che sta sconvolgendo Maghreb e Medio Oriente, nel Paese - alleato chiave degli Usa nonché maggior esportatore di petrolio al mondo - si muovono i primi fermenti. Su Facebook centinaia di attivisti hanno lanciato per l'11 marzo il «giorno della rabbia», una manifestazione da tenersi in diverse città dell'Arabia Saudita per chiedere, tra le altre cose, che «il premier e i membri del Consiglio della Shura (organo consultivo della monarchia assoluta, ndr) vengano eletti dal popolo», che la magistratura sia indipendente e che vengano abolite «le restrizioni illegali» che privano le donne della loro libertà. La pagina su Facebook ha finora totalizzato 460 adesioni ma non è dato di sapere se si tratti di persone che vivono in Arabia Saudita. Un'analoga iniziativa lanciata recentemente su internet non è riuscita a convincere la gente a scendere in strada mentre una protesta contro la mancanza di infrastrutture, scoppiata a Gedda a fine gennaio in seguito all'inondazione che ha devastato le coste saudite, è stata duramente repressa dalle forze di sicurezza, che hanno effettuato decine di arresti. Mau.Pic.

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