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"Il processo al premier sarà secondo giustizia"

Giorgio Napolitano

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Il processo che vede imputato Silvio Berlusconi con le accuse di concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby, si svolgerà secondo giustizia. Parola di Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica, alla vigilia della sua visita ufficiale in Germania, rilascia un'intervista al quotidiano tedesco Welt am Sonntag e non risparmia frecciatine alla politica di casa nostra e ai suoi protagonisti. Innanzitutto - e ti pareva - il Cav. Silvio Berlusconi ha «le sue ragioni e buoni mezzi giuridici per difendersi contro le accuse - spiega - Sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi garantiscono che un procedimento come questo, in cui si sollevano gravi accuse che il Presidente del Consiglio respinge, si svolgerà e concluderà secondo giustizia. Confido nel nostro Stato di diritto». Il segnale è chiaro. Il Capo dello Stato approfitta della chiacchierata con i tedeschi per mandare un messaggio al premier: la Costituzione garantisce i diritti di chi è sotto processo, si difenda nelle sedi competenti senza attaccare ancora i magistrati. Napolitano non risparmia il resto della classe dirigente: «Troppo spesso si scelgono toni troppo clamorosi, troppo eccessivi, nel giudizio si manca di misura, molte analisi sono contraddistinte da un certo estremismo - racconta - Tutto questo contribuisce a inasprire la tensione politica. I partiti si scontrano, si dividono - tutto questo in un certo modo è normale in una democrazia. In Italia, tuttavia, ciò degenera in una vera e propria guerriglia politica». Stavolta il messaggio è rivolto a tutti, ed è sempre lo stesso, da mesi: bisogna abbassare i toni. Il presidente della Repubblica non si sbilancia troppo quando gli viene chiesto di esprimere un parere sul futuro del governo: «Io credo che un Governo regge finché dispone della maggioranza in Parlamento e opera di conseguenza», risponde sibillinamente. «Non siamo riusciti a trovare un nuovo assetto politico che fosse stabile» dopo Tangentopoli, confessa. «Speravamo di pervenire - spiega - attraverso riforme elettorali, ad un sistema partitico bipolare solido: da una parte il centro-destra, dall'altra il centro-sinistra, nella chiarezza dell'alternanza. Sembrava essere tanto semplice, ma non lo fu. Vi sono state invece nuove escrescenze, nuove frammentazioni. A ciò si aggiunge che ci sono anche molti personalismi dentro e attorno ai partiti, il che, in effetti, non contribuisce alla stabilità». Meglio allora il comunismo? Chiedono i tedeschi. Del socialismo, chiarisce Napolitano, «rimane l'ideale dell'emancipazione del mondo del lavoro, e più in generale l'ideale della giustizia sociale in società che hanno visto crescere le disuguaglianze. È completamente fallita, di contro - conclude - l'idea di un sistema economico che fosse un'alternativa valida al sistema capitalistico e addirittura all'economia di mercato».

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