Tormenti Democratici
Il Partito democratico è «assolutamente contrario» ad un eventuale ripristino dell'immunità parlamentare, parola di Pier Luigi Bersani. La posizione dei Democratici è univoca, «senza alcuna ambiguità», assicura Dario Franceschini. «Non esiste - argomenta il capogruppo Pd alla Camera - che per bloccare i processi a Berlusconi si dia l'immunità non solo a lui ma anche agli altri 944 parlamentari». Il segretario va "oltre", come ama dire lui: «Noi siamo per ribaltare l'agenda e per dire che è ora di mettere all'ordine del giorno, non l'immunità parlamentare, ma regole, onestà, sobrietà», spiega fiero. Sarà. Ma allora perché nel disegno di legge depositato al Senato il 17 dicembre del 2009 per modificare l'articolo 68 della Costituzione (quello sull'immunità, appunto) alla firma in calce del senatore Pdl Luigi Compagna si aggiunge quella della senatrice democratica Franca Chiaromonte? Si dirà che l'esponente Pd nel frattempo ha cambiato idea. Che adesso che il suo partito e il suo segretario hanno preso una posizione «assolutamente contraria» al provvedimento, lei abbandonerà il progetto presentato più di un anno fa. E invece no. «Non intendo ritirarlo», afferma sicura la Chiaromonte. «Il ddl non ha niente a che vedere con le vicende di attualità ma nasce da un'iniziativa personale e trasversale» e dalla preoccupazione di «riparare il vulnus democratico dello scontro decennale in atto tra politica e magistratura e che si basa sulla preoccupazione che ebbero i padri costituenti quando scrissero l'articolo 68 della Costituzione». Anche partisse l'iter del ddl, spiega, «i tempi sarebbero molto lunghi, visto che si tratta di una legge costituzionale». Troppo lunghi, dunque, per "salvare" il Cav. Il messaggio lanciato ai suoi da Bersani, tuttavia, è stato chiaro. Non ci devono essere spaccature. «Se non ripartiamo da un po' di civismo e se accettiamo che Berlusconi ci rubi tutti gli anticorpi che abbiamo, come lo spirito civico e la dignità della politica, noi non andremo da nessuna parte, non riusciremo a dare prospettive alle nuove generazioni», spiega. Ecco perché Silvio Sircana, che nei giorni scorsi si era detto favorevole alla reintroduzione di uno "scudo" per i parlamentari, fa un passo indietro: «A me pareva di poter dare un contributo intelligente per dare un senso diverso ad un dibattito che si trascina ormai da troppo tempo, ma se il partito decide diversamente non ne faccio una malattia, io sono un parlamentare disciplinato e se il Pd decide di no io sarò d'accordo». Il Pd sembra aver deciso. Ha già detto di no. La maggioranza, però, ha ancora una carta importante da giocare: continuare a lavorare sull'immunità e mettere sul tavolo, in cambio, un passo indietro di Berlusconi, che - venisse reintrodotta con la maggioranza dei due terzi del parlamento l'autorizzazione a procedere - sarebbe "protetto" dai processi anche da "semplice" parlamentare. Del resto il ddl bipartisan presentato al Senato a fine 2009 è conservato in un cassetto. Si fa presto a tirarlo fuori. E al Pd - in un'occasione più unica che rara - potrebbe riuscire un colpo gobbo: votare l'immunità parlamentare, facendosi perdonare dai suoi elettori spiegando loro di averlo fatto solo per «andare oltre Berlusconi».