Si punta all'improcedibilità
MILANO Legittimi impedimenti, improcedibilità e, per paradossale che possa sembrare, il sovraffollamento di udienze che tra pochi giorni riempirà le pagine delle agende delle difese. Sono diverse le "mosse" che i legali di Silvio Berlusconi possono mettere in atto nelle aule dei processi milanesi per "arginare" le tante contestazioni di cui, ormai, il premier è chiamato a rispondere ai giudici. Per fare il punto sulla strategia da attuare i legali del premier, Niccolò Ghedini, Piero Longo e Giorgio Perroni si sono dati appuntamenti oggi a Milano per una lunga riunione al termine della quale non sarebbero però state prese decisioni definitive su quali "mosse" impostare per prime. Intanto negli ambienti giudiziari non c'è chi non ritenga che, tra tutti, è proprio la causa che ruota attorno alla giovane marocchina quella che la difesa del premier si prepara a "stoppare" prima ancora che inizi, soprattutto prima di veder sfilare giovani e giovanissime modelle, presentatrici, volti pubblicitari chiamate a rispondere, e da testimoni, quindi con l'obbligo di dire la verità, a domande su serate e festini ad Arcore. La "carta" del legittimo impedimento è ovviamente la più a portata di mano, difficilmente contestabile e in grado, se giocata bene, di dirigere addirittura "il traffico" dei vari processi scegliendo quali far proseguire, come per esempio quello sui diritti tv, ancora molto "indietro" rispetto ad una futura sentenza e per di più non così lontano dai termini di prescrizione, o quello su Mediatrade, ancora in udienza preliminare, e quali «bloccare». Fino a poche settimane fa la causa più delicata sembrava essere quella che vede il Presidente del Consiglio imputato per corruzione dell'avvocato David Mills, ora la priorità è Ruby. Ma se il legittimo impedimento è una «carta» seria e spendibile ogni volta, di certo non risolve del tutto il problema. Per questo, secondo più di un interlocutore, la via principale che verrà seguita è quella dell'improcedibilità. Nei corridoi della cittadella giudiziaria milanese c'è chi già ipotizza che Berlusconi possa chiedere di passare attraverso Montecitorio, magari con voto segreto, facendosi scudo dell'articolo 96 della Costituzione, eccependo in sostanza quel «difetto di competenza» del tribunale di Milano, già lamentato fin dall'invito a comparire notificato al premier il 14 gennaio scorso e riproposto ormai quotidianamente. Ma ad avere l'ultima parola, in questo caso, sarebbe la Corte Costituzionale in un conflitto che però, stando alle valutazioni degli inquirenti, non sospenderebbe che la sentenza, quindi non fermerebbe il processo. In aula, per Berlusconi, si tornerà a partire dal 28 febbraio e, per allora, la strategia si sarà fatta più chiara.