Quando Fli difendeva i politici da magistrati e intercettazioni
FabioGranata e l'immunità parlamentare: il deputato finiano per commentare un possibile ritorno all'autorizzazione a procedere per i rappresentanti di Camera e Senato non usa certo i toni catastrofici di Di Pietro («Il Parlamento finirebbe per diventare il luogo più mafioso d'Italia perché i mafiosi si farebbero eleggere e poi non autorizzare a procedere» e «sarebbe come consegnare le chiavi della cassaforte alla banda Bassotti»), ma esprime il suo «no» senza se e senza ma: «Non ci sono le condizioni non per approvare ma neanche per proporre ipotesi di immunità parlamentare - spiega - Il 90 per cento degli italiani è contrario e il collegamento temporale ai guai di Berlusconi e della cricca è fin troppo evidente». Punto e basta. Meglio non dirgli, allora, che alla Camera sono state depositate ben sei proposte per modificare l'articolo 68 della Costituzione (quello che riguarda l'immunità, per l'appunto) e che una di queste - presentata il 18 novembre 2009, primo firmatario Silvano Moffa, sua vecchia conoscenza - porta le firme di alcuni parlamentari che ora sono approdati in Fli. Tra questi, oltre a Patarino, Di Biagio, Consolo e Raisi, anche - udite, udite - il capogruppo finiano a Montecitorio Benedetto Della Vedova. «In un ordinamento democratico la funzione legislativa, per sua natura è autonoma e indipendente. A questo fine va tutelata e protetta e non può essere condizionata né subire turbamenti di sorta», si legge nella proposta che spiega: «L'aver eliminato le guarentigie contenute nell'articolo 68 della Costituzione introdotto dai costituenti ha provocato non poche distorsioni nella saldatura dei due principi di responsabilità e di tutela ai quali si informa l'attività parlamentare ed ha creato un proliferare di conflitti di attribuzione fra Camere e magistratura a seguito delle deliberazioni parlamentari in materia di insindacabilità». Conflitti «fra Camere e magistratura»? Ma come, i finiani non stavano con i pm? Si tratta di parole da berlusconiani doc o normali perplessità di uomini di governo? La modifica costituzionale è servita: «Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura». Quel che viene dopo è ancora più sconvolgente, se si pensa alle recenti battaglie combattute dai finiani in parlamento: «Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni di qualsiasi forma, di conversazioni o di comunicazioni e a sequestro di corrispondenza». Povero Granata: ma allora, i suoi stavano col Cav? E con la cricca? Na. Pie.