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Sentenza anticipata

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Silvio Berlusconi

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La sentenza sembra già scritta. Un verdetto di condanna nei confronti di Silvio Berlusconi è stato già messo nero su bianco. Con molta probabilità il premier, al termine del processo per concussione e prostituzione minorile, che inizierà il 6 aprile, ascolterà una sentenza di condanna e non di assoluzione dai reati contestati dalla procura di Milano. Non si tratta di supposizioni o di ipotesi giornalistiche, ma della convizione dello stesso giudice per le indagini preliminari, Cristina Di Censo, che ha fatto finire sul banco degli imputati il Cavaliere, accogliendo in pieno l'impianto accusatorio dei pubblici ministeri milanesi. Sì, perché a pagina 10 del decreto che dispone il rito immediato per Berlusconi, firmato il 15 febbraio, il giudice ha paventato la possibilità che alla fine del dibattimento il Cav ascolterà un verdetto «negativo». Un'affermazione che è contenuta nel capitolo che spiega come, secondo il gip, la procura di Milano abbia raccolto nel corso delle indagini «prove evidenti» necessarie ad accogliere la richiesta di rito immediato. «Quanto all'evidenza probatoria, com'è noto, tale requisito si riferisce non alla prova positiva della responsabilità dell'imputato, ma alla prova della fondatezza dell'accusa - scrive Di Censo - per riconosciuta sussistenza negli atti raccolti dalla pubblica accusa di una base di discussione incontroversa, seppur sempre controvertibile, che giustifica e impone la celebrazione del dibattimento e che lascia ipotizzare non già la sicurezza ma "un minimo estremo indefettibile" di probabilità di condanna». Insomma, secondo il gip, è più facile che nei confronti di Berlusconi, sulla base degli elementi raccolti dai pm, i giudici del Tribunale emettano un verdetto di condanna piuttosto che un'assoluzione. I difensori del premier, comunque, tirano dritto. Continuano a sostenere, oltre all'estraneità dei fatti di Berlusconi, anche che la competenza non è del Tribunale di Milano, ma dei ministri. Nel decreto del gip, però, tra le fonti di prova a carico del premier, vengono riportate anche alcuni nuovi accertamenti su un «giro» di denaro tra il presidente del Consiglio, il suo manager di fiducia Giuseppe Spinelli, Lele Mora e Emilio Fede, ritenuto dagli inquirenti determinante per ricostruire il flusso di soldi legato all'organizzazione dei presunti "festini" a luci rosse ad Arcore, a cui avrebbero partecipato numerose ragazze. Nel capitolo del decreto, dedicato all'elencazione delle fonti di prova, viene indicata dal gip una «annotazione» della Finanza che risale a pochi giorni fa, esattamente all'8 febbraio scorso, «relativa all'esito accertamenti movimentazioni denaro tra Berlusconi Silvio, Spinelli Giuseppe, Mora Dario e Fede Emilio». Il «giro» di denaro documentato dagli investigatori per i pm è determinante per provare l'impiego di soldi utilizzati per l'organizzazione delle presunte serate a luci rosse e per il coinvolgimento delle ragazze nei «festini». Secondo la procura, infatti, Lele Mora e Emilio Fede, indagati per induzione e favoreggiamento della prostituzione, avrebbero «reclutato», insieme con il consigliere regionale Nicole Minetti, le ragazze che dovevano partecipare alle feste. Per loro e per altre persone i procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano dovrebbero chiudere le indagini all'inizio della prossima settimana. Nel decreto, inoltre, sono citate altre due annotazioni della Finanza del 2 febbraio. La prima è «relativa agli accertamenti su assegni e bonifici tratti dal conto corrente intestato a Giuseppe Spinelli e acceso presso la Banca Popolare di Sondrio aventi causali a favore di società di vendita automobili o riconducibili a probabili pagamenti verso le stesse». E la seconda annotazione, direttamente collegata alla prima, riguarda «accertamenti sulle autovetture di proprietà» di Barbara Guerra, Alessandra Sorcinelli, Barbara Faggioli, Concetta De Vivo, Elisa Toti e Maria Letizia Cioffi, tutte ragazze che avrebbero preso parte alle feste ad Arcore.

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