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La sinistra corteggia Tremonti

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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«Persona di grandi capacità intellettuali, dotato di grande inventiva, economista di rango». Alla scuola di formazione politica «Democratica», pensatoio della sinistra veltroniana, Tremonti viene ricevuto in pompa magna e sommerso da elogi che di sicuro non è abituato a ricevere dai colleghi di governo. Il ministro è lì in occasione della presentazione del libro dell'ex presidente delle Fs Innocenzo Cipolletta e per parlare di crescita, Sud e delle posizioni dell'Eurogruppo. Walter Veltroni subito precisa di aver invitato il ministro dell'Economia a dicembre scorso, in tempi politici non sospetti. Come a prevenire le illazioni di inciuci dietro le quinte. Eppure il clima e i toni dell'ex sindaco come del moderatore Michele Salvati, economista del Pd, sono qualcosa di più della cortesia verso un ospite. Sembra quasi un viatico, l'investitura al ruolo di guida del centrodestra per il dopo Berlusconi, quella che ieri gli viene tributata in quel cenacolo di intellettuali. Veltroni e Salvati non esitano a definirlo una delle «migliori energie» del Paese, «competente e capace», insomma il meglio che possa esprimere il Pdl. E l'ex sindaco di Roma va oltre; indica quale «grande questione del Paese la crescita». Guarda caso proprio il giorno prima Tremonti in conferenza stampa con Berlusconi ha parlato, usando le stesse parole, della «grande questione della crescita». Il ministro dell'Economia, davanti a una platea che lo ascolta con attenzione, evita qualsiasi accenno polemico (nemmeno una delle sue abituali frecciatine) e ripercorre i punti di quello che è ormai il suo «manifesto» economico. Ribadisce che la crisi è stata essenzialmente «bancaria e finanziaria» e che c'è un'«enorme responsabilità da parte di chi doveva controllare la finanza e non l'ha fatto». Semmai una lieve punta di veleno ce l'ha quando dice che a dispetto delle numerose «previsioni di catastrofi e tragedie» (evidente l'allusione agli scenari drammatici disegnati dalla sinistra) non c'è stato nulla di tutto questo. Il livello di disoccupazione in Italia è migliore della media europea e quanto alla crescita, è vero che l'Italia non brilla ma è perchè c'è il problema del Sud. Se poi si va a guardare nel bilancio dei Paesi considerati virtuosi si scopre che è vvero che la Francia cresce dell'1,5% ma ha un deficit pubblico dell'8%. Tremonti spiega che l'elevata crescita delal Germania si deve al nuovo modello contrattuale e alla fortuna di aver incrociato al domanda cinese in infrastrutture. Ma soprattutto un aiuto all'economia di Berlino è venuto dalle numerose deroghe al divieto di aiuti di Stato. E anticipa la questione che porrà ai partner europei. «Per crescere dobbiamo chiedere una deroga all'Europa». Poi rilancia gli Eurobond che «non è un espediente per collocare meglio i titoli pubblici» ma servono per investire in infrastrutture. Ma soprattutto insiste sul Mezzogiorno e su un intervento dello Stato perchè quella Meridionale non è una questione delle singole Regioni. Di qui la Banca del Sud che ha «trovato l'opposizione delle classi dirigenti del Sud». Infine proprio da Tremonti arriva il riconoscimento che nel programa elettorale del Pdl c'è «una impressionante similarità di posizioni con quello del Pd del 2008» a proposito della dismissione del patrimonio pubblico. Se questo non è dialogo!

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