Il Pdl in difficoltà sul Milleproroghe
Ilprovvedimento, che scade il 27 febbraio, è in calendario in Aula martedì prossimo ed è dunque stato previsto un «esame sprint» nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. Due commissioni nelle quali, però, il pallottoliere non sorride centro al centrodestra. Nella prima, quella presieduta da Donato Bruno, maggioranza e opposizione sono 24 pari con il voto determinante di Karl Zeller dell'Svp in grado di dare al governo un voto in più. Ancora più complessa la situazione in Bilancio dove è da poco «traslocato» dalla commissione Cultura il deputato dell'Udc Renzo Lusetti portando il centrosinistra sopra di un voto rispetto al centrodestra. Ieri sera era previsto l'inizio delle votazioni nelle commissioni ma, assente Zeller il centrodestra si è trovato di fatto sotto di un voto, 48 a 49, rispetto a Pd, Idv e Terzo Polo. Il risultato sono stati 13 iscritti a parlare di Lega e Pdl: «ostruzionismo di maggioranza», come ha osservato il responsabile economico dell'Idv, Antonio Borghesi citando Calamandrei. «La maggioranza - denuncia il Pd con Pier Paolo Baretta - ha assunto un comportamento di ostruzionismo con l'evidente motivo di impedire il voto». Non è inoltre escluso che il centrodestra continui a «prendere tempo» anche oggi per evitare le votazioni che sarebbero previste tra le 10 e le 13. Nel frattempo potrebbe tentare di «rimpinguare» le presenze in commissione aumentando la composizione del gruppo di Iniziativa Responsabile, ma i tempi sono davvero ristretti visto che il testo va in Aula martedì. Con l'«aiuto» di Zeller, altrimenti, la maggioranza potrebbe comunque tentare la via del voto respingendo, con una serie di pareggi tutti gli emendamenti ma non avendo i numeri per votare il mandato al relatore. Oppure potrebbe continuare a fare ostruzionismo puntando a non concludere la discussione e ad andare quindi in Aula senza relatore. E l'Udc con Amedeo Ciccanti allarga le braccia: «La maggioranza ha iniziato a parlarsi addosso per arrivare a lunedì prossimo senza votare per non trovarsi in minoranza, al fine di imporre all'Assemblea il voto di fiducia».