Se non ora quando?
Quando questa stagione politica sarà finita, dovremo tutti ammettere - compresi i nemici - che Silvio Berlusconi ha cambiato per sempre la politica. I lettori de Il Tempo sanno che al Cavaliere non perdono il fatto di non essere stato un «falco riformatore», sanno che per me porta il peso di non aver trasformato la sua egemonia politica in supremazia culturale nel senso più alto del termine ma, detto questo, solo una forza come Berlusconi poteva reggere a un simile assalto concentrico. Il premier è al centro del Maelstrom, un gorgo marino capace di inghiottire chiunque e trascinarlo negli abissi. Lui resiste. Ma questa strategia per me è insufficiente. Non basta il ritorno alla proposta politica - cosa avvenuta grazie alla sulfurea intelligenza di Giuliano Ferrara - occorre uno scatto in avanti, una soluzione alta e nobile contro la dissoluzione delle istituzioni a cui sta portando l'azione della magistratura militante con il supporto testo-audio-video dei moralisti militarizzati della Buon Costume. Berlusconi nel bunker non mi piace. Il centrodestra in difesa è antistorico. Con Giulio Tremonti il Cav ieri ha dimostrato di essere pragmatico e realista. Dia allora a questo quadro una cornice ideale, il passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica. Non lasci che siano i pm a scrivere la parola Fine. È giunta l'ora di mettere in campo una soluzione politica, preparare le condizioni per aprire il mercato elettorale ai giovani, dare ai conservatori italiani una prospettiva e sottrarre Berlusconi alla cronaca sgrammaticata dei verbali da procura per restituirlo al capitolo finale della sua storia italiana. Se non ora, quando?