"Prove evidenti". Silvio a processo
Sì al processo immediato per Silvio Berlusconi: la prima udienza ci sarà il 6 aprile. Dopo solo sei giorni dalla richiesta della Procura milanese, il gip Cristina Di Censo ha depositato il decreto che dispone il giudizio per il premier con le accuse di concussione e prostituzione minorile. Secondo la Procura Berlusconi avrebbe abusato della sua carica di presidente del Consiglio inducendo la Questura ad affidare Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti. Non solo. Il presidente del Consiglio avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane marocchina, quando era minorenne. Nel provvedimento di una trentina di pagine, il gip spiega che i «fatti storici a carico del premier sono dimostrati» e le accuse «fondate». Questo non significa, precisa la Di Censo, che sia provata la responsabilità del capo del Governo, ma che ci sono elementi di prova meritevoli di essere valutati da un Tribunale per pronunciare un verdetto di condanna o di assoluzione. Il processo comincerà il 6 aprile davanti a un collegio di «toghe rosa». Ad assegnare a loro la causa è stato il sistema elettronico «Giada» usato al tribunale di Milano, che in base a competenze e disponibilità assegna automaticamente le cause ai vari magistrati e fissa le date delle udienze. Il collegio sarà formato da Giulia Turri (presidente e già gip di Vallettopoli), Orsola De Cistofaro e Carmen D'Elia e si aggiunge al calendario giudiziario fittissimo che attende in primavera Berlusconi (processi Mills e Mediaset e udienza preliminare Mediatrade). Il Tribunale dovrà valutare se intercettazioni, bonifici bancari, interrogatori dimostrino la colpevolezza di Berlusconi. In teoria gli avvocati potranno chiedere nei prossimi 15 giorni il rito abbreviato, ma è altamente improbabile che lo facciano, perché significherebbe «cristallizzare» le prove fin qui raccolte, che invece la difesa è convinta di poter confutare, soprattutto portando in aula testimonianze a discarico del premier. «Non ci aspettavamo una decisione diversa, finora noi siamo stati spettatori» ha detto l'avvocato Piero Longo che, insieme con Niccolò Ghedini, assiste Berlusconi. Una dichiarazione stringata del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati («Ora andiamo in udienza») e molti sorrisi hanno accolto la decisione del gip in Procura a Milano. Ma ancora il percorso è piuttosto accidentato. La presidenza del Consiglio o il Parlamento potrebbero puntare sul conflitto di attribuzione, sperando che la Consulta «dirotti» il procedimento al tribunale dei ministri. E se il Pdl fa quadrato e sottolinea, come il ministro Mariastella Gelmini, che «è in corso un vero e proprio attacco alla sovranità popolare e a un'istituzione dello Stato», l'opposizione gioisce. Il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini invita Berlusconi «a difendersi davanti ai giudici» e risparmiare «al Paese la figura di un presidente del Consiglio processato per prostituzione minorile». No comment da parte della Lega: «Non rispondo», taglia corto il ministro Roberto Maroni. La notizia del rinvio a giudizio del premier arriva mentre al Quirinale è in corso la cerimonia di consegna dei prestigiosi premi delle Accademie dei Lincei, di San Luca e di Santa Cecilia. Al Colle, insieme con Giorgio Napolitano, c'è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Nessuno commenta la decisione del gip. Ma in un breve discorso a braccio il Capo dello Stato parla dei «tempi difficili», del «tanto frastuono», dei «molti motivi di ansietà» che il Paese vive oggi ed esalta il ruolo della cultura, come dato «essenziale» di coesione e unità.